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The Book, il ritorno dei maestri dell’horror italiano

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The Book, con Alberto De Martino, Aldo Lado, Antonio Bido, Enzo G. Castellari, Lamberto Bava, Luigi Cozzi, Ruggero Deodato, Sergio Martino, Sergio Stivaletti, Umberto Lenzi, Edoardo Margheriti e Tonino Valerii.

E FINALMENTE!

La Patria del Cinema di Genere ha deciso di mettersi nuovamente in gioco riunendo alcuni dei più grandi Registi viventi italiani in un’unica Antologia Horror: THE BOOK – The Italian Masters Return.

Ricordo un primo simile tentativo, poi non andato in porto, risalente al 2009, che intendeva ripercorrere la stessa idea del fortunato Masters of Horror (QUI potete leggere un nostro Dossier in proposito). A distanza di anni, lo ripeto, finalmente, questo progetto sembra ora essersi concretizzato.

The Book racconterà attraverso una serie di episodi la grande Roma, la Città Eterna.

Specialisti del genere Horror, Giallo, Spaghetti Western, Thriller, Poliziesco, uniscono le forze in quello che potenzialmente rappresenta una vera e propria Bomba.

Il merito di questa idea va ai produttori Sergio Stivaletti, David Bond e Manda Manuel. Questi ultimi due sono anche i produttori di un’altra antologia horror, The Profane Exhibit, alla quale ha partecipato lo stesso Stivaletti firmando uno degli episodi (Tophet Quorom).

Al momento i nomi confermati sono i seguenti.

Alberto De Martino, Aldo Lado, Antonio Bido, Enzo G. Castellari, Lamberto Bava, Luigi Cozzi, Ruggero Deodato, Sergio Martino, Sergio Stivaletti, Umberto Lenzi, Edoardo Margheriti e Tonino Valerii.

La sceneggiatura degli episodi sarà a cura di un altro grande simbolo del Cinema di Genere italiano: Dardano Sacchetti.

Altra sorpresa sono le musiche, che saranno direttamente curate dai Goblin e Claudio Simonetti.

Per garantire la realizzazione di questo ambizioso progetto, è stata lanciata una campagna di Crowd Funding che ha come obiettivo quello di raggiungere quota 100.000 dollari in 60 giorni.

Il link alla campagna di Crowd Funding è QUI.
il link alla pagina ufficiale Facebook è QUI.

Qui di seguito invece il simpatico Trailer che ci mostra la carrellata degli Italian Masters coinvolti in The Book. La mano mostruosa che sfoglia il libro mi ricorda quella di Inferno di Dario Argento… che sia un modo per suggerirci un imminente ingresso del regista romano in questa antologia? Sarebbe un vero colpaccio.

Lo ridico? FINALMENTE!!!

Pollice in Su per The Book, non vedo l’ora di saperne di più…

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Articolo tratto da splattercontainer.com

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Giornata della Cultura Rom

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Forlì, 13/09/2013

Giornata Cultura Rom, foto 1

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Giornata Cultura Rom, foto 2

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Giornata Cultura Rom, foto 3

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Giornata Cultura Rom, foto 4

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Giornata Cultura Rom, foto 5

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Giornata Cultura Rom, foto 6

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Giornata Cultura Rom, foto 7

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Giornata Cultura Rom, foto 8

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Giornata Cultura Rom, foto 9

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Giornata Cultura Rom, foto 10

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Giornata Cultura Rom, foto 11

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Giornata Cultura Rom, foto 12

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Giornata Cultura Rom, foto 14

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Giornata Cultura Rom, foto 15

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Giornata Cultura Rom, foto 16

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Giornata Cultura Rom, foto 17

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Giornata Cultura Rom, foto 19

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Giornata Cultura Rom, foto 20

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Giornata Cultura Rom, foto 22

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Giornata Cultura Rom, foto 23

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Giornata Cultura Rom, foto 24

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Giornata Cultura Rom, foto 28

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Giornata Cultura Rom, foto 29

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Giornata Cultura Rom, foto 30

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Giornata Cultura Rom, foto 31

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Written by filippo

29 settembre 2013 at 6:29 PM

A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi

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Sarsina, Plautus Festival, 14/07/2013

L’Associazione Culturale LAROS – Roma presenta
SEBASTIANO SOMMA e DANIELA POGGI in
A CIASCUNO IL SUO di Leonardo Sciascia

Adattamento di GAETANO ARONICA
Scene e costumi di ANTONIA PETROCELLI
Musiche di FABIO LOMBARDI
Regia di FABRIZIO CATALANO

A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi - foto 1

A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi – foto 1

A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi - foto 2

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A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi - foto 3

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A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi - foto 40

A ciascuno il suo, con Sebastiano Somma e Daniela Poggi – foto 40

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TRAMA
Il sonno della ragione di Fabrizio Catalano

Malgrado le ipocrisie della civiltà, vi è nel cuore dell’uomo un’eterna barbarie – così il francese Barbey d’Aurevilly, in uno dei suoi più celebri e inquietanti romanzi, L’indemoniata. L’ipocrisia è la legge non scritta, eppure trionfante, che domina la società in cui viviamo, che domina la società che Leonardo Sciascia ci ha raccontato in A ciascuno il suo.

L’Italia, che nell’immediato dopoguerra sembrava non solo poter ridiventare la fucina di idee che era stata nel Rinascimento, ma anche una nazione retta da gente equa e volenterosa, è, nel giro di pochi anni, e irrimediabilmente fino ad oggi, precipitata in un gorgo di corruzione e di ignavia.

La nostra società è divenuta sempre più fatua, vacua, omologata, priva di idee. Proprio a proposito di A ciascuno il suo, Sciascia aveva dichiarato: “L’indignazione e il disprezzo sono le mie passioni più forti, forse”.

I cittadini italiani, in questo scorcio di millennio, dovrebbero imparare a recuperare la capacità d’indignarsi, di disprezzare tutto ciò che è inutile e ingiusto; e conseguentemente, in nome di una ritrovata coscienza civica, a ribellarsi. Invece tutto langue, tutto è in mano a personaggi senza carisma e senza morale. La politica, la legge, la cultura, e anche il Cinema e il Teatro. Di questo ci occupiamo e, infine, abbiamo la percezione che, da più parti, s’inizi a sussurrare che il teatro italiano ha bisogno di un profondo rinnovamento.

È vero, prima o poi, questa necessità si trasformerà in un urlo lacerante, in una assordante richiesta di riscatto: per chi sta seduto in platea e per chi, sul palcoscenico, al palcoscenico dà la vita. “La diversità è in noi così come nella natura”, ha detto un’intellettuale transalpina originaria della Guyana, Christiane Taubira, oggi Ministro della Giustizia Francese. Ognuno di noi ha il diritto di essere se stesso e di poter conoscere, scegliere, di potersi esprimere, di poter ascoltare la voce di tutti ma anche di far ascoltare la propria voce. Il Teatro non può continuare ad isolarsi dal contesto circostante, ad avvoltolarsi, ad avvizzire, ignorando i profondi mutamenti in atto nella nostra società. Il Teatro è vita! Il Teatro deve avere un cuore.

E come un cuore, infatti, pulsa la scena di A ciascuno il suo: ambienti borghesi, addirittura opulenti, un’eleganza barocca, intrisa di simboli cattolici, su cui svettano delle creature misteriose, i mostri di Villa Palagonia, a pochi chilometri da Palermo e a cui si sovrappongono gufi e pipistrelli, come ne “Il sonno della ragione genera mostri” di Goya, tanto caro a Leonardo Sciascia. Ma A ciascuno il suo non è una storia fantastica, è cruda e indigesta realtà. Per questo, lo spettatore dovrebbe avere la percezione che tutto avvenga per la prima volta, in maniera imprevista, davanti ai suoi occhi.

Questo è il Teatro che sogniamo: non recitato, ma vivo. Gli attori sono veri come le loro menzogne.

Un altro scrittore “estremo” dell’800 francese, Gobineau, scrisse un saggio intitolato La disuguaglianza delle razze umane, che secondo alcuni critici sarebbe stato una delle prime fonti d’ispirazione per le teorie naziste. Oggi, con un paradosso, si potrebbe ben dire che Gobineau aveva ragione nell’assunto ma non nel suo sviluppo: la disuguaglianza, nel nostro mondo, è flagrante ed è una disuguaglianza di diritti, che non coinvolge solo neri e bianchi, ricchi e poveri, ebrei e musulmani, ma anche – in una visione al limite del manicheismo – buoni e cattivi. I cattivi, i furbi, i profittatori, gli ipocriti governano; e sembrano tenere sotto schiaffo una popolazione che solo in teoria ha accesso al potere. Una popolazione di cretini, come il professor Laurana. In questo semplice ed abusato aggettivo, infatti, si risolve l’elogio conclusivo del protagonista di A ciascuno il suo. Laurana non è un eroe: è soltanto un uomo che non conosce le regole del gioco. Un gioco in cui tutti, in qualche modo, sono colpevoli: quasi come nell’Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, ma in maniera più sottile e sordida; e dove ognuno ha una sua sostanziale responsabilità: per aver commesso il delitto, per averlo commissionato, per averne tratto dei vantaggi o per aver meschinamente finto di non vedere. Tutto è intrinsecamente siciliano e al tempo stesso universale, tutti fanno parte di un gioco febbrile e disgustoso, il gioco in cui ci si spartisce il potere e chi non sta alle regole è, come Laurana, un cretino. La ragione continua il suo sonno, il suo sogno ma, quando i cretini che ripudiano la corruzione aumenteranno, forse si risveglierà.

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Racconto “Una vecchia storia”

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Fiera del Libro della Romagna

A sorpresa ho scoperto che il mio racconto “Una vecchia storia” è stato selezionato nel Concorso letterario indetto dalla Fiera del libro della Romagna in collaborazione con Scrivendo Volo e sarà pubblicato nell’antologia “Romagna scrive”.

La premiazione è prevista per domenica 14 aprile, alle ore 11.00, presso il Palazzo del Ridotto a Cesena.

In realtà non sono uno scrittore.

Ho prodotto solo alcuni racconti brevi nei primi anni 2000; già una volta avevo iscritto un racconto, “La mia stella”, ad un concorso ed ero arrivato fra i finalisti, nella categoria “Miglior personaggio maschile”, guadagnandomi la pubblicazione in un’antologia di racconti erotici (il primo e unico che mi sia capitato di scrivere, anche se non lo definirei erotico).

Non sarò mai uno scrittore, ma ogni tanto vedere questi riconoscimenti, pur non essendo il Premio Pulitzer, mi ruba 10 minuti nei quali penso a come sarebbe essere veramente uno scrittore.

Fonte

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Written by filippo

11 aprile 2013 at 11:20 am

Pubblicato su Libri, Vita personale

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Walter Bonatti, Una vita libera

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Walter Bonatti, Una vita libera

Walter Bonatti, Una vita libera

Rossana Podestà fin da giovanissima viene lanciata nel firmamento cinematografico mondiale da film mitologici come “Ulisse” con Kirk Douglas e il kolossal “Elena di Troia” per il quale nel 1956 ottiene la parte da protagonista superando la concorrenza di attrici come Liz Taylor e Ava Gardner.

Segue una carriera bellissima che la vede passare da “Guardie e ladri” con Totò al filone di “Sette uomini d’oro”, fino ad una serie di fortunate commedie dirette, negli anni Settanta, dall’ex marito Marco Vicario.

“Ho fatto l’attrice per caso perché volevo comprarmi una Vespa” – confessa – “purtroppo è un mestiere fatto di sabbie mobili, dalle quali, una volta che vi si rimane invischiati, è difficile liberarsi. Vicario mi ha spinto a fare un filone di film commerciali ed io mi sono disamorata del cinema. Sono convinta che avrei potuto fare molto di più rispetto ai ruoli che mi richiedevano di bella ragazza che si limitava a dire, più o meno bene, delle battute”.

Un viso illuminato da una gioiosa serenità quello di Rossana Podestà ancora oggi.
Per capirne il motivo bastava seguirne lo sguardo e vedere con quale tenerezza sfoglia e osserva, il libro fotografico su Walter Bonatti, Suo compagno di tanti anni, da Lei curato ed edito da Rizzoli.

“Walter Bonatti. Una vita libera” questo il titolo del volume.

Nel 1980 un giornalista Le chiese con chi avrebbe voluto fuggire su un’isola deserta.
Lei rispose senza esitazione “con Walter Bonatti, è il mio Mito perché riesce a vivere libero, come anche a me piacerebbe vivere”.
Dopo qualche tempo Bonatti Le scrisse una lettera nella quale si dichiarava pronto a fuggire con Lei in quell’isola deserta.
“Ne conosco tante di isole deserte” – aggiungeva.
Decisero di incontrarsi dandosi un appuntamento a Roma davanti all’Ara Coeli.
Solo che all’orario stabilito Bonatti non arrivò.
All’epoca non c’erano ancora i cellulari, per cui l’attesa di prolungò, finché due ore dopo a Rossana venne un sospetto e, girato l’angolo, lo vide davanti all’Altare della Patria, che aveva confuso con l’Ara Coeli, intento a difendere la posizione da un nuvolo di vigili che volevano che spostasse l’auto.

“Ma che razza di esploratore sei se non riesci neppure a trovare una persona a Roma”lo ammonì scherzosamente.
Inizia in questo modo un grande amore che la Podestà descrive oggi con parole incantate.
“Walter ha riempito tutti i miei sogni” ricorda “tra noi si era creata una rara alchimia cementata dalle avventure condivise in tutto il mondo”.
Ma una norma assurda ha vietato a Rossana di assistere lo scorso anno il suo compagno in punto di morte.

“Mi hanno allontanata dalla rianimazione dicendo: tanto lei non è la moglie. Eppure , non ce n’è mai fregato niente di sposarci, era altro quello che ci ha uniti. Per l’ospedale dove Walter era ricoverato” – confida Rossana – “questo era un problema, così come lo è per la legge italiana. È possibile che una persona già schiacciata dal dolore venga trattata in questo modo?”.

Walter Bonatti, leggenda dell’alpinismo mondiale, si è spento a Roma il 14 settembre dello scorso anno.
Rossana era tra i pochissimi a sapere della sua malattia.
Sapeva che il cancro al pancreas era all’ultimo stadio da tre mesi.
“Mi sono presa la responsabilità di tacere” ? ricorda – “temevo che Walter non volesse aspettare in un letto la propria agonia, avevo il terrore che potesse decidere la sua morte da solo”.
Avevano fatto un grande viaggio di 3.800 chilometri nei deserti di Libia, Sudan e Egitto.
Ma Bonatti, l’uomo che da solo aveva girato il mondo intero nei luoghi più nascosti e impervi, sembrava assente, come rapito da un pensiero lontano.

“Mi era sembrato strano” – ricorda ancora Rossana – “Non era mai stato malato e dopo il ritorno incominciò ad accusare dolori, diventati poi violenti all’inizio dell’estate. Le analisi, poi la diagnosi come un verdetto di morte imminente, senza speranza”.
“Il fatto di non potergli dare conforto, di tenergli la mano, è stato terribile” ricorda ancora – “l’hanno fatto soffrire, senza dargli l’ossigeno. Una cosa intollerabile, che non potrò mai dimenticare e che credo sia possibile solo qui in Italia”.

Parole amare, durissime, una ferita mai chiusa che stimolano una profonda riflessione sul tema dei diritti delle coppie di fatto e del diritto a una morte dolce.
Un triste congedo, quello di Bonatti, ma una vita straordinaria di esploratore ai confini dell’uomo e del mondo, sempre alla ricerca di nuove sfide che, ogni volta, alzavano la soglia dei limiti, delle paure, dei luoghi comuni.

Non solo grandissimo alpinista, ma anche esploratore e giornalista quando ritenne che la sfida con le montagne era finita, che il mondo era più grande e che si poteva conoscerlo non solo andando in alto ma anche attraversandolo nei suoi luoghi più sconosciuti e affascinanti.
Bonatti è sempre stato un uomo cristallino, uno spirito libero e coerente.

“Quando prendeva una decisione andava dritto, ti potevi fidare, sapevi dove andava e dove ti portava” ricorda Rossana.
Nel bellissimo e curato libro fotografico il potersi fidare, il condividere assieme passioni e nuove avventure viene raccontato con dolcezza, unitamente alla meravigliosa storia d’amore tra Walter e Rossana: lui grande alpinista, Lei attrice, due mondi quasi incompatibili incrociatisi quasi per magia. Sembra una favola, un romanzo.

Ci sono foto bellissime, viaggi nei deserti più lontani, nei posti più sconosciuti.
“Con lui ho imparato ad arrampicarmi” scrive Rossana – “a conoscere la natura, questo nostro mondo straordinario. Non è stato facile. Walter era un uomo pubblico, con una dimensione privata che voleva trasmettere. Per farlo, col cuore pieno di emozione, ho dovuto cercare nei suoi cassetti. Ho trovato foto bellissime, ricordi, oggetti, che lo hanno accompagnato. Una miniera di sorprese, tante scintille di vita”.

Donna fuori dal comune, Rossana Podestà.
Leggera, ironica, fresca e dolce.
Quando parla di Bonatti e delle loro schermaglie sentimentali, non si può fare a meno di sorridere.
Walter è stato un uomo coerente, trasparente come pochi.

Fonte: youreporter.it

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Written by filippo

15 ottobre 2012 at 5:50 PM