Walter Bonatti, Una vita libera

Walter Bonatti, Una vita libera
Rossana Podestà fin da giovanissima viene lanciata nel firmamento cinematografico mondiale da film mitologici come “Ulisse” con Kirk Douglas e il kolossal “Elena di Troia” per il quale nel 1956 ottiene la parte da protagonista superando la concorrenza di attrici come Liz Taylor e Ava Gardner.
Segue una carriera bellissima che la vede passare da “Guardie e ladri” con Totò al filone di “Sette uomini d’oro”, fino ad una serie di fortunate commedie dirette, negli anni Settanta, dall’ex marito Marco Vicario.
“Ho fatto l’attrice per caso perché volevo comprarmi una Vespa” – confessa – “purtroppo è un mestiere fatto di sabbie mobili, dalle quali, una volta che vi si rimane invischiati, è difficile liberarsi. Vicario mi ha spinto a fare un filone di film commerciali ed io mi sono disamorata del cinema. Sono convinta che avrei potuto fare molto di più rispetto ai ruoli che mi richiedevano di bella ragazza che si limitava a dire, più o meno bene, delle battute”.
Un viso illuminato da una gioiosa serenità quello di Rossana Podestà ancora oggi.
Per capirne il motivo bastava seguirne lo sguardo e vedere con quale tenerezza sfoglia e osserva, il libro fotografico su Walter Bonatti, Suo compagno di tanti anni, da Lei curato ed edito da Rizzoli.
“Walter Bonatti. Una vita libera” questo il titolo del volume.
Nel 1980 un giornalista Le chiese con chi avrebbe voluto fuggire su un’isola deserta.
Lei rispose senza esitazione “con Walter Bonatti, è il mio Mito perché riesce a vivere libero, come anche a me piacerebbe vivere”.
Dopo qualche tempo Bonatti Le scrisse una lettera nella quale si dichiarava pronto a fuggire con Lei in quell’isola deserta.
“Ne conosco tante di isole deserte” – aggiungeva.
Decisero di incontrarsi dandosi un appuntamento a Roma davanti all’Ara Coeli.
Solo che all’orario stabilito Bonatti non arrivò.
All’epoca non c’erano ancora i cellulari, per cui l’attesa di prolungò, finché due ore dopo a Rossana venne un sospetto e, girato l’angolo, lo vide davanti all’Altare della Patria, che aveva confuso con l’Ara Coeli, intento a difendere la posizione da un nuvolo di vigili che volevano che spostasse l’auto.
“Ma che razza di esploratore sei se non riesci neppure a trovare una persona a Roma”lo ammonì scherzosamente.
Inizia in questo modo un grande amore che la Podestà descrive oggi con parole incantate.
“Walter ha riempito tutti i miei sogni” ricorda “tra noi si era creata una rara alchimia cementata dalle avventure condivise in tutto il mondo”.
Ma una norma assurda ha vietato a Rossana di assistere lo scorso anno il suo compagno in punto di morte.
“Mi hanno allontanata dalla rianimazione dicendo: tanto lei non è la moglie. Eppure , non ce n’è mai fregato niente di sposarci, era altro quello che ci ha uniti. Per l’ospedale dove Walter era ricoverato” – confida Rossana – “questo era un problema, così come lo è per la legge italiana. È possibile che una persona già schiacciata dal dolore venga trattata in questo modo?”.
Walter Bonatti, leggenda dell’alpinismo mondiale, si è spento a Roma il 14 settembre dello scorso anno.
Rossana era tra i pochissimi a sapere della sua malattia.
Sapeva che il cancro al pancreas era all’ultimo stadio da tre mesi.
“Mi sono presa la responsabilità di tacere” ? ricorda – “temevo che Walter non volesse aspettare in un letto la propria agonia, avevo il terrore che potesse decidere la sua morte da solo”.
Avevano fatto un grande viaggio di 3.800 chilometri nei deserti di Libia, Sudan e Egitto.
Ma Bonatti, l’uomo che da solo aveva girato il mondo intero nei luoghi più nascosti e impervi, sembrava assente, come rapito da un pensiero lontano.
“Mi era sembrato strano” – ricorda ancora Rossana – “Non era mai stato malato e dopo il ritorno incominciò ad accusare dolori, diventati poi violenti all’inizio dell’estate. Le analisi, poi la diagnosi come un verdetto di morte imminente, senza speranza”.
“Il fatto di non potergli dare conforto, di tenergli la mano, è stato terribile” ricorda ancora – “l’hanno fatto soffrire, senza dargli l’ossigeno. Una cosa intollerabile, che non potrò mai dimenticare e che credo sia possibile solo qui in Italia”.
Parole amare, durissime, una ferita mai chiusa che stimolano una profonda riflessione sul tema dei diritti delle coppie di fatto e del diritto a una morte dolce.
Un triste congedo, quello di Bonatti, ma una vita straordinaria di esploratore ai confini dell’uomo e del mondo, sempre alla ricerca di nuove sfide che, ogni volta, alzavano la soglia dei limiti, delle paure, dei luoghi comuni.
Non solo grandissimo alpinista, ma anche esploratore e giornalista quando ritenne che la sfida con le montagne era finita, che il mondo era più grande e che si poteva conoscerlo non solo andando in alto ma anche attraversandolo nei suoi luoghi più sconosciuti e affascinanti.
Bonatti è sempre stato un uomo cristallino, uno spirito libero e coerente.
“Quando prendeva una decisione andava dritto, ti potevi fidare, sapevi dove andava e dove ti portava” ricorda Rossana.
Nel bellissimo e curato libro fotografico il potersi fidare, il condividere assieme passioni e nuove avventure viene raccontato con dolcezza, unitamente alla meravigliosa storia d’amore tra Walter e Rossana: lui grande alpinista, Lei attrice, due mondi quasi incompatibili incrociatisi quasi per magia. Sembra una favola, un romanzo.
Ci sono foto bellissime, viaggi nei deserti più lontani, nei posti più sconosciuti.
“Con lui ho imparato ad arrampicarmi” scrive Rossana – “a conoscere la natura, questo nostro mondo straordinario. Non è stato facile. Walter era un uomo pubblico, con una dimensione privata che voleva trasmettere. Per farlo, col cuore pieno di emozione, ho dovuto cercare nei suoi cassetti. Ho trovato foto bellissime, ricordi, oggetti, che lo hanno accompagnato. Una miniera di sorprese, tante scintille di vita”.
Donna fuori dal comune, Rossana Podestà.
Leggera, ironica, fresca e dolce.
Quando parla di Bonatti e delle loro schermaglie sentimentali, non si può fare a meno di sorridere.
Walter è stato un uomo coerente, trasparente come pochi.
Fonte: youreporter.it
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