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Posts Tagged ‘Plautus Festival

Nerone, di Massimo Boncompagni

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Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

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Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

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Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

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Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni, regia di Riccardo Bartoletti

PLAUTUS FESTIVAL, SARSINA, ARENA PLAUTINA, 10/08/2020
Nerone,
di Massimo Boncompagni

Ambienti sonori: Sara Castiglia
Scene realizzate in collaborazione con: Cooperativa sociale L’Albero e La Rua di San Sepolcro (AR)
Costumi: Gloria Fabbri
Realizzazione video: Samuele Poggi e Dardari Multimedia
Direttore di scena: Antonio Salerno
Organizzazione: Valentina Santi
Regia: Riccardo Bartoletti

NOTE DI REGIA
Come tutti i migliori personaggi della Classicità anche Nerone è un uomo del presente, con i suoi vizi, le sue virtù, le sue passioni e le sue dannazioni.
In questo allestimento ho immaginato Nerone abitare un vero e proprio “magazzino della memoria”, dove i ricordi della sua vita e delle sue gesta sono racchiusi in scatole e scatoloni che affollano il palco, a ricordarci quanto complessa sia poi in ogni epoca la mente dell’Uomo.
Nerone è un pazzo, o c’è un pazzo che si crede Nerone?
Nerone morirà suicida giovanissimo, a trentadue anni, senza aver potuto processare a fondo gli avvenimenti dei quali è stato protagonista indiscusso.
Ritrovatosi imprigionato in questo limbo che è la sua memoria, affollata dei ricordi di una vita breve ma intensissima, il nostro Nerone ripercorre in un eterno loop la vita e le emozioni che ha vissuto, alla spasmodica ricerca di una salvezza eterna che forse non arriverà mai.
Ma Nerone è soprattutto un uomo della contemporaneità: egocentrico, sfrontato, amante del popolo e per questo avversato dai nobili, sarà protagonista della prima “fake news” della Storia, quell’incendio di Roma sul quale oggi anche gli storici tendono a discolparlo.
Ad accompagnarlo in questo viaggio a ritroso nei meandri della sua vita ci saranno proiezioni oniriche e stralci di voci dal passato di uno dei migliori interpreti neroniani, tracce visive e sonore che guideranno Nerone nel labirinto contorto della sua mente in un vero “spettacolo nello spettacolo”, alla ricerca della salvezza da quella “damnatio memoriae” impostagli dalla Storia ben oltre ciò che l’uomo e l’imperatore fu.
Impreziosiscono lo spettacolo i contribuiti grafici sulla scenografia degli utenti della cooperativa sociale L’Albero e la Rua di Sansepolcro (Arezzo).
– Riccardo Bartoletti

Nerone, di Massimo Boncompagni

Nerone, di Massimo Boncompagni

 

Copertina del Saggio su Plauto

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Copertina del Saggio su Plauto

Copertina del Saggio su Plauto

George Fredric Franko (Hollins University) e Dorota Dutsch (University of California) hanno curato un volume dedicato al commediografo romano Tito Maccio Plauto, “A Companion to Plautus”, da poco pubblicato dalla Wiley Press.

In copertina una mia fotografia del Plautus Festival di Sarsina, che fotografo con enorme piacere da 10 anni :)

Il volume è in vendita online a spazia fra i 130 euro in versione kindle e i 190 euro in cartaceo.

 

Written by filippo

31 March 2020 at 11:26 pm

Plautus Festival, Il Mercante di Venezia

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Ghione Produzioni presenta
Mariano Rigillo e Romina Mondello in
IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespeare

Scene: Fabiana di Marco
Costumi: Daniele Gelsi
Luci: Gianluca Cioccolini
Regia: Giancarlo Marinelli

Personaggi e interpreti
Shylock: Mariano Rigillo
Porzia: Romina Mondello
Antonio: Ruben Rigillo
Job: Cristina Chinaglia
Bassanio: Francesco Maccarinelli
Jessica: Francesca Valtorta
Doge di Venezia: Antonio Rampino
Lorenzo: Mauro Racanati
Graziano: Simone Ciampi
Nerissa: Giulia Pelliciari

Note di regia
Nel “Mercante di Venezia” i temi affrontati sono quelli eternamente cari al Bardo: il conflitto tra generazioni; la bellezza che muore e che si riscatta ad un tempo, (sullo sfondo una Venezia divisa tra Thomas Mann e Giorgio Baffo); la giovinezza che deve fare i conti con le trasformazioni del tempo e della società, (la crisi della potenza economica e culturale lagunare, assorbita da un gioco festoso, metafora di una persistente primavera della vita che è “perenne amare i sensi e non pentirsi”, come direbbe Sandro Penna). A perpetuare una strada già solcata con successo, (il precedente “Mercante” da me diretto era interpretato dal grande Giorgio Albertazzi), si staglia l’eccellenza scenica di Mariano Rigillo nei panni di Shylock. Uno degli attori fondamentali nelle mie visioni che, di fatto, mi ha tenuto a battesimo, (Biennale Teatro Venezia 2007, “La sposa persiana”). Con lui, Romina Mondello nella principessa “terrestre” Porzia, e una nutrita schiera di giovani attori pieni di talento. “Nell’antico concerto che dice la rassegnata disperazione per la morte di un uomo, e forse d’una città, e forse anche di tutto ciò che è già vissuto abbastanza”. Questa la fine di “Anonimo Veneziano” di Giuseppe Berto. Ecco; il mio “Mercante” comincia così.
Giancarlo Marinelli

 

Plautus Festival – Ecuba

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Teatro della Città Catania presenta
ECUBA, di Euripide

Con Francesca Benedetti, Maria Cristina Fioretti, Viola Graziosi, Maurizio Palladino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci.

Disegno luci: Giovanna Venzi
Arredi scenici: Francesco Latti
Assistente alla regia: Laura De Angelis
Regia e drammaturgia: Giuseppe Argirò

Personaggi e interpreti
Ecuba: Francesca Benedetti
Corifea: Maria Cristina Fioretti
Polissena: Viola Graziosi
Ulisse: Maurizio Paladino
Taltibio: Graziano Piazza
Ancella: Elisabetta Arosio
Agamennone: Sergio Basile
Polimestore: Gianluigi Fogacci

Note di regia
Troia è caduta e in quel lembo di terra che separa il Chersoneso dalle macerie della città, le donne di Ilio attendono la sorte riservata ai vinti. Nella terra di Tracia i Greci aspettano venti propizi alla navigazione, che potrà essere ripresa solo dopo il sacrificio di Polissena, superstite principessa troiana. La vittima immolata dagli Achei costituirà l’estremo onore riservato ad Achille e favorirà il viaggio di ritorno. Ecuba, la regina di Troia, dovrà subire questa decisione, frutto dell’orrore del conflitto. La moglie di Priamo dovrà assistere a quest’ennesimo scempio in terra di Tracia, dove il più giovane dei suoi figli, Polidoro, è stato ucciso dal re Polimestore, al quale il ragazzo era stato affidato con un’ingente quantità d’oro nel tentativo di salvarlo. Questi i presupposti dell’azione drammatica che alimentano il dolore e i propositi di vendetta di Ecuba. Protagonisti della tragedia sono i vinti: le donne troiane, testimoni di un eccidio etnico e culturale, simboleggiano la parte più vulnerabile della società, colpita senza pietà dalla guerra e da ogni forma di conflitto. Troia, infatti, potrebbe essere oggi qualsiasi città del Medio Oriente, devastata dalle orde barbariche del terrorismo islamico. L’analogia con la modernità è fin troppo evidente. La tragedia racconta da sempre l’olocausto dei popoli e l’insensatezza della violenza che diventa il principio disgregante dell’universo. La protagonista di Euripide incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine: Ecuba rappresenta il dolore assoluto, senza alcuna catarsi. In questo scenario bellico, lo spettro della guerra si svuota di ogni significato ideologico e declina la violenza in tutte le sue oscene varianti che si propagano come una malattia senza cura, dai vincitori ai vinti; vittime e carnefici vengono cosi accomunati dalla sopraffazione. Ecuba, custode della memoria della stirpe troiana, annientata dai Greci, non lascerà scampo al traditore Polimestore, infliggendogli un castigo tremendo. Una madre senza patria e senza figli mette in scena un dolore trasfigurante, irripetibile a qualsiasi latitudine scenica, come ci ricorda Amleto citando la complessità dell’arte teatrale, a proposito dell’irrappresentabile dolore dell’eroina euripidea. Protagonista di quest’impresa è Francesca Benedetti, un’attrice multiforme ed emotivamente intelligente nel cogliere le peripezie dell’animo umano. Lo spettacolo ha un cast d’eccezione, con attori tra i più significativi della scena italiana. Viola Graziosi incarna Polissena, votata a un martirio consapevole ed eroico, Graziano Piazza è Taltibio, un messaggero dolente e composto, Ulisse, interpretato da Maurizio Pallladino, si fa portatore dell’idea di una superiorità etnica, Agamennone, affidato a Sergio Basile, è un politico raffinato e destinato alla solitudine, Polimestore, uomo avido e senza scrupoli al limite del grottesco, viene impersonato da Gian Luigi Fogacci, Maria Cristina Fioretti ed Elisabetta Arosio completano il cast, raccontando con accenti lirici le donne troiane ,vittime di guerra. In un momento di assenza di pace in cui i teatri di guerra sono molteplici, raccontare gli orrori della violenza è un dovere etico che valica l’aspetto estetico e ritrova le sue ragioni più profonde nel dibattito democratico, che solo il linguaggio scenico sa rendere evidente, nella sua necessità. La drammaturgia di Euripide raffigura l’ineluttabilità della storia umana e l’indifferenza degli dei, spettatori attoniti e crudeli di fronte allo stupefacente spettacolo del mondo.
Giuseppe Argirò

 

Plautus Festival – Asinaria

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Bottega del Teatro Franco Mescolini presenta
Giorgio Marchesi in
ASINARIA di Tito Maccio Plauto
traduzione e adattamento di Pierluigi Palla

con (in o.a.)
Barbara Abbondanza, Lorenzo Branchetti, Michele Di Giacomo, Camillo Grassi, Alessandro Pieri, Gabriela Praticò, Daniele Romuladi

e la partecipazione degli allievi della Bottega del Teatro Franco Mescolini:
Mattia Bartoletti Stella, Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Sara Forlivesi, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini

Scene: Francesca Mescolini, Maurizio Pieri
Costumi: Francesca Mescolini, Davide Zanotti
Luci: Alberto Bartolini
Grafica: Caterina Sartini
Organizzazione generale: Annalia Bianchi, Giorgia Ricci
Regia: Gigi Palla

Personaggi e interpreti
Cleereta: Barbara Abbondanza
Diavolo: Giorgio Marchesi
Libano: Michele Di Giacomo
Demeneto: Daniele Romualdi
Leonida: Lorenzo Branchetti
Parassito: Camillo Grassi
Artemona: Gabriella Praticò
Mercante:Alessandro Pieri
Fregnadora: Sara Forlivesi
Argirippo: Mattia Bartoletti Stella
Coro: Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini

Trama
Il giovane Argirippo è innamorato della prostituta Fregnadora e vorrebbe tenerla tutta per sé. Non avendo i soldi per farlo, viene aiutato dal padre Demeneto, a condizione che questi gli ceda una notte d’amore con la ragazza. Ma tra i pretendenti della bella c’è anche Diavolo, che ha promesso di versare a Cleereta, tenutaria del bordello e madre della ragazza contesa, la somma necessaria per ottenere gli stessi duraturi favori.

Note di regia
Asinaria non è certo una delle commedie più rappresentate e più rappresentative di Plauto, eppure, oltre ad essere un congegno teatrale agile e originale, ha anche una sua spiccata attualità nel riproporre un tema universale come il rapporto tra vecchi e giovani. In questa commedia l’oggetto del contendere tra le due parti è certo intrigante, rappresentato com’è dai favori, sentimentali ma soprattutto sessuali di una giovane prostituta, amante da riscattare e rendere libera. In questo allestimento, che vuole essere un omaggio alla messa in scena del 1999 presentata nell’ambito della prima edizione del progetto Casa Europa, il confronto generazionale sarà dunque il motore dei meccanismi comici che la commedia offre e che cercheremo di proporre in modo corale, come corale è l’impostazione dello spettacolo proposto. Non è un caso che si è previsto di riproporre, come nello spettacolo del 1999, la presenza di un coro, allora composto dai mercatores di un forum, oggi dalle meretrices di un lupanaris, vero cuore pulsante dell’azione scenica, intorno al quale orbitano tutti i personaggi della commedia. Un coro di meretrices che commenta, contrappunta e accompagna le traversie dei personaggi protagonisti, e che alluderà nei modi e nelle espressioni alla realtà delle case chiuse dell’Italia del Ventennio, cui anche diversi contributi musicali faranno riferimento. Una commedia dal carattere notturno di cui si è cercato di esaltare l’aspetto clandestino delle trame, dei sotterfugi, delle malizie e delle simulazioni.
Gigi Palla