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L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo

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Plautus Festival, Sarsina, 09/08/2017

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 1

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 1

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 2

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 2

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 3

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 3

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 4

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 4

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 5

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 5

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 6

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 6

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 7

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 7

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 8

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 8

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 9

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 9

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 10

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 10

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 11

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L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 12

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 12

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 13

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L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 14

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 14

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 15

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 15

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 16

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 16

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 17

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 17

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 18

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 18

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 19

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 19

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 20

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 20

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 21

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 21

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 22

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 22

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 23

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 23

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 24

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 24

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 25

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 25

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 26

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 26

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 27

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 27

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 28

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 28

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 29

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 29

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 30

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 30

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 31

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 31

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 32

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 32

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 33

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 33

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 34

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 34

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 35

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 35

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 36

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 36

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 37

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 37

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 38

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 38

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 39

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 39

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 40

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 40

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 41

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 41

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 42

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 42

L'Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 43

L’Avaro di Tito Maccio Plauto, con Edoardo Siravo, foto 43

 

Cooperativa Teatro Ghione – Roma presenta
Edoardo Siravo in L’Avaro
Da Tito Maccio Plauto

Traduzione e adattamento: di Michele Di Martino
Con: Stefania Masala, Martino D’Amico, Lucio Ciotola, Gabriella Casali, Enzo D’Arco, Francesco Maccarinelli
Musiche originali: Francesco Verdinelli
Costumi: Daniele Gelsi
Scene: Lisa De Benedittis
Direttore dell’allestimento: Peppe Sabatino
Regia di Nando Sessa

Personaggi e interpreti:
Cacastecchi: Edoardo Siravo
Grappaccia: Stefania Masala
Freccetta: Martino D’Amico
Miraglione: Lucio Ciotola
Baccagliona: Gabriella Casali
Pollastriere: Enzo D’Arco
Stellone: Francesco Maccarinelli

E’ la vivacità drammatica, unita all’essenzialità dello svolgimento, a caratterizzare l’Aulularia, vale a dire la commedia della pentola d’oro: dominante è la figura dell’avaro, interpretato da Edoardo Siravo, certamente uno dei personaggi più riusciti di Plauto e più imitati nei tratti caricaturali, preso a modello, tra gli altri, da Shakespeare e Moliere.
Con la sua maniacale ossessione l’avaro dà vita a tutta la vicenda, mentre la beffa ordita dal servo alla fine si ricompone e lo stesso protagonista, rinsavito dalla sua funesta “malattia”, congeda gli spettatori con un invito ad essere generosi e a non scherzare mai con l’avarizia.
La commedia, diretta da Nando Sessa,  è sostenuta da ritmi incalzanti, con il gusto per il “botta e risposta”, per battute sapide e frizzanti che rendono più divertenti i sottintesi dei dialoghi.
Alla stimolante “sensualità” lessicale plautina, al gusto per i doppi sensi, i giochi di parole e gli equivoci, cerca di intonarsi la traduzione e l’adattamento di Michele Di Martino, con una significativa e singolare scelta di frasi e parole dell’originale latino, recitate dagli attori e scandite in metrica nelle parti cantate: sarà pure questo latine loqui, parlare in lingua latina, un modo per rivivere, ancora oggi, la grandezza del mondo classico, per risalire il fiume dei segni che ci arriva dalla civiltà di cui siamo eredi diretti.

 

L’Avaro, con Alessandro Benvenuti

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Plautus Festival, Sarsina, 11/08/2016
Le foto del backstage sono visibili QUI.

Arca Azzurra Teatro
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Regione Toscana – Comune di San Casciano Val di Pesa presenta

Alessandro Benvenuti in
L’AVARO
di Molière

con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda, Desirée Noferini

Ricerca e realizzazione costumi: Giuliana Colzi
Luci: Marco Messeri
Musiche: Vanni Cassori
Aiuto regia: Chiara Grazzini
Macchinista: Nicola Monami
Elettricista: Francesco Peruzzi
Materiale elettrico: Watt Studio
Organizzazione: Costanza Gaeta, Tiziana Ringressi
Amministrazione: Valentina Strambi
Foto: Carlotta Benvenuti

Libero adattamento, ideazione spazio costumi: Ugo Chiti
Regia: Ugo Chiti

In collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Si ringrazia Arteatro Gruppo – Montepulciano

___

Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità… L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni.
Dopo il successo del nostro “Malato Immaginario” – votato dal pubblico dei teatri toscani, come miglior spettacolo della stagione 2014-15 – scegliamo ancora una volta Molière, ancora una volta nell’adattamento sempre rispettoso e spesso illuminante di Ugo Chiti, e aggiungiamo, nella parte del protagonista Arpagone, la grande cifra attoriale di Alessandro Benvenuti, al quale ci legano, oltre che una solida amicizia di lunga data, esperienze comuni di grandissimo spessore e successo quali il Nero Cardinale e una sempre più intensa attività di produzione dei suoi spettacoli.
Con questo lavoro Ugo Chiti riprende il ricco filone di riscritture di classici per Arca Azzurra che ha visto messe in scena di grande impatto e di straordinario successo a partire dai due testi tratti dal Decameron di Boccaccio, fino alla Clizia Machiavelliana, e ai testi su l’Amleto e la Genesi, lavori che costituiscono vere e proprie punte di diamante nella storia della compagnia.
Chiti innesta le vicende dei grandi classici nel linguaggio, forte, crudo, e a volte comicissimo che gli è proprio e che diventa tutt’uno con le sue regie, scavando al fondo delle psicologie dei personaggi anche grazie alla assoluta corrispondenza dell’uso che fa della parola teatrale con il procedere delle sue messe in scena, del suo lavoro con gli attori, da quelli che hanno con lui una storia ormai più che trentennale ai giovani che di volta in volta sceglie per i suoi personaggi e che sa inserire mirabilmente in questo contesto di forte conoscenza e solidarietà tutta teatrale tipica dell’Arca Azzurra.
E anche nel caso di questo Avaro molieriano, anche grazie all’apporto del “primattore” Benvenuti, pur seguendo con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del grande classico, il testo della riscrittura si plasma e si radica nel corpo degli attori della compagnia che del lavoro con il loro dramaturg fanno ancora la principale e la più intensa delle loro esperienze.

NOTE DI REGIA
Premessa
“Libero adattamento da Molière” o forse sarebbe più corretto dire “rispettoso tradimento” oppure potrei azzardare in vena di barocchismi, una sottotitolazione più pretestuosa come “da Molière le premesse per una metateatrale rivisitazione attorno a L’avaro”…
Come sempre, al momento di buttare giù qualche nota di regia, si affollano indicazioni diverse, spesso contraddittorie che spiegano bene le conflittualità interne di una riscrittura che non vorrebbe mai stravolgere l’originale ma “attraversarlo” con una riappropriazione drammaturgica attenta ad attualizzare, per certi aspetti, i personaggi come a rivederne età e connotazioni secondo le logiche di un “autore di compagnia” che rispetta il suo ensemble di attori con cui lavora da più di trent’anni.
Adattamento
La storia critica de L’avaro, esemplificando in maniera sommaria, nei secoli si è divisa tra coloro che considerano la commedia un’opera comico farsesca con un buffone al centro della vicenda e quelli che vi leggono una componente seria che nel personaggio di Arpagone sfiora quasi il tragico.
L’adattamento guarda L’avaro occhieggiando a Balzac senza dimenticare la commedia dell’arte intrecciando ulteriormente le trame amorose in un’affettuosa allusione a Marivaux.
Contaminazioni a parte, Arpagone resta personaggio centrale assoluto, mantenendo quelle caratteristiche che da sempre hanno determinato la sua fortuna teatrale, si accentuano alcune implicazioni psicologiche, si allungano ombre paranoiche, emergono paure e considerazioni che sono anche rimandi al contemporaneo.
La “parola” è usata in maniera diretta, spogliata di ogni parvenza aggraziata, vista in funzione di una ritmica tesa ad evidenziare l’aggressività come la “ferocia” più sotterranea della vicenda.
Altra scelta della riscrittura è stata quella di ridisegnare alcuni passaggi del testo ritenuti da sempre “deboli o frettolosamente liquidatori”; vedi, per esempio, il piano per ingannare Arpagone, che solo annunciato da Frosina all’inizio del quarto atto nell’originale, diviene in questo caso un’occasione drammaturgica per accentuare il livore risentito e la spinta illusoria dei figli Elisa e Cleante. Con eguale libertà drammaturgica l’improvviso e precipitato scioglimento finale, accentua una valenza fiabesca suggerendola fino dalla prima scena (Valerio – Elisa) per poi utilizzarla come un “rilancio” finale di Arpagone che si riprende appieno la scena ribadendo così la peculiarità di personaggio senza antagonisti, consumandosi in un assolo delirante perfettamente speculare al prologo – monologo che dà l’avvio allo spettacolo.
Attori
Il gruppo “storico” dell’Arca Azzurra, assieme ad alcuni giovani attori, torna ad affiancare dopo “Nero cardinale” la presenza appassionata di Alessandro Benvenuti che veste i panni ambiguamente divertiti e feroci di Arpagone.
La scena
Un interno che potrebbe suggerire un magazzino polveroso dove si mimetizzano ricchezze, accumuli nascosti in vecchie casse nude, niente grazia, civetterie di arredi, sedute riconoscibili, comode. Un luogo dove si avverte l’ossessione del risparmio quasi come una sottrazione di vita.
Una scena cubica, volumetrica che potrebbe ospitare la tragedia greca come prestarsi alle labirintiche evoluzioni di una farsa chiassosa e colorata.
I costumi
Come sempre, nei miei adattamenti da un classico, i costumi rifuggono una scelta filologica, sono più usati come suggerimento di caratteri, allusioni cromatiche, indicazioni di “travestimenti” interiori dei personaggi. I costumi come la scena, nascono durante la scrittura, diventano una specie di sostegno drammaturgico che aiuta la definizione e la messa a fuoco di ogni parte del testo.
– Ugo Chiti

L’Avaro, con Alessandro Benvenuti (backstage)

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Plautus Festival, Sarsina, 11/08/2016
Le foto dello spettacolo sono visibili QUI.

Arca Azzurra Teatro
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Regione Toscana – Comune di San Casciano Val di Pesa presenta

Alessandro Benvenuti in
L’AVARO
di Molière

con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda, Desirée Noferini

Ricerca e realizzazione costumi: Giuliana Colzi
Luci: Marco Messeri
Musiche: Vanni Cassori
Aiuto regia: Chiara Grazzini
Macchinista: Nicola Monami
Elettricista: Francesco Peruzzi
Materiale elettrico: Watt Studio
Organizzazione: Costanza Gaeta, Tiziana Ringressi
Amministrazione: Valentina Strambi
Foto: Carlotta Benvenuti

Libero adattamento, ideazione spazio costumi: Ugo Chiti
Regia: Ugo Chiti

In collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Si ringrazia Arteatro Gruppo – Montepulciano

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Amaro e irresistibilmente comico, un’opera di bruciante modernità… L’avaro molieriano riesce a essere un classico immortale e nello stesso tempo a raccontarci il presente senza bisogno di trasposizioni o forzate interpretazioni.
Dopo il successo del nostro “Malato Immaginario” – votato dal pubblico dei teatri toscani, come miglior spettacolo della stagione 2014-15 – scegliamo ancora una volta Molière, ancora una volta nell’adattamento sempre rispettoso e spesso illuminante di Ugo Chiti, e aggiungiamo, nella parte del protagonista Arpagone, la grande cifra attoriale di Alessandro Benvenuti, al quale ci legano, oltre che una solida amicizia di lunga data, esperienze comuni di grandissimo spessore e successo quali il Nero Cardinale e una sempre più intensa attività di produzione dei suoi spettacoli.
Con questo lavoro Ugo Chiti riprende il ricco filone di riscritture di classici per Arca Azzurra che ha visto messe in scena di grande impatto e di straordinario successo a partire dai due testi tratti dal Decameron di Boccaccio, fino alla Clizia Machiavelliana, e ai testi su l’Amleto e la Genesi, lavori che costituiscono vere e proprie punte di diamante nella storia della compagnia.
Chiti innesta le vicende dei grandi classici nel linguaggio, forte, crudo, e a volte comicissimo che gli è proprio e che diventa tutt’uno con le sue regie, scavando al fondo delle psicologie dei personaggi anche grazie alla assoluta corrispondenza dell’uso che fa della parola teatrale con il procedere delle sue messe in scena, del suo lavoro con gli attori, da quelli che hanno con lui una storia ormai più che trentennale ai giovani che di volta in volta sceglie per i suoi personaggi e che sa inserire mirabilmente in questo contesto di forte conoscenza e solidarietà tutta teatrale tipica dell’Arca Azzurra.
E anche nel caso di questo Avaro molieriano, anche grazie all’apporto del “primattore” Benvenuti, pur seguendo con grandissimo rispetto la vicenda, i tempi e la lettera del grande classico, il testo della riscrittura si plasma e si radica nel corpo degli attori della compagnia che del lavoro con il loro dramaturg fanno ancora la principale e la più intensa delle loro esperienze.

NOTE DI REGIA
Premessa
“Libero adattamento da Molière” o forse sarebbe più corretto dire “rispettoso tradimento” oppure potrei azzardare in vena di barocchismi, una sottotitolazione più pretestuosa come “da Molière le premesse per una metateatrale rivisitazione attorno a L’avaro”…
Come sempre, al momento di buttare giù qualche nota di regia, si affollano indicazioni diverse, spesso contraddittorie che spiegano bene le conflittualità interne di una riscrittura che non vorrebbe mai stravolgere l’originale ma “attraversarlo” con una riappropriazione drammaturgica attenta ad attualizzare, per certi aspetti, i personaggi come a rivederne età e connotazioni secondo le logiche di un “autore di compagnia” che rispetta il suo ensemble di attori con cui lavora da più di trent’anni.
Adattamento
La storia critica de L’avaro, esemplificando in maniera sommaria, nei secoli si è divisa tra coloro che considerano la commedia un’opera comico farsesca con un buffone al centro della vicenda e quelli che vi leggono una componente seria che nel personaggio di Arpagone sfiora quasi il tragico.
L’adattamento guarda L’avaro occhieggiando a Balzac senza dimenticare la commedia dell’arte intrecciando ulteriormente le trame amorose in un’affettuosa allusione a Marivaux.
Contaminazioni a parte, Arpagone resta personaggio centrale assoluto, mantenendo quelle caratteristiche che da sempre hanno determinato la sua fortuna teatrale, si accentuano alcune implicazioni psicologiche, si allungano ombre paranoiche, emergono paure e considerazioni che sono anche rimandi al contemporaneo.
La “parola” è usata in maniera diretta, spogliata di ogni parvenza aggraziata, vista in funzione di una ritmica tesa ad evidenziare l’aggressività come la “ferocia” più sotterranea della vicenda.
Altra scelta della riscrittura è stata quella di ridisegnare alcuni passaggi del testo ritenuti da sempre “deboli o frettolosamente liquidatori”; vedi, per esempio, il piano per ingannare Arpagone, che solo annunciato da Frosina all’inizio del quarto atto nell’originale, diviene in questo caso un’occasione drammaturgica per accentuare il livore risentito e la spinta illusoria dei figli Elisa e Cleante. Con eguale libertà drammaturgica l’improvviso e precipitato scioglimento finale, accentua una valenza fiabesca suggerendola fino dalla prima scena (Valerio – Elisa) per poi utilizzarla come un “rilancio” finale di Arpagone che si riprende appieno la scena ribadendo così la peculiarità di personaggio senza antagonisti, consumandosi in un assolo delirante perfettamente speculare al prologo – monologo che dà l’avvio allo spettacolo.
Attori
Il gruppo “storico” dell’Arca Azzurra, assieme ad alcuni giovani attori, torna ad affiancare dopo “Nero cardinale” la presenza appassionata di Alessandro Benvenuti che veste i panni ambiguamente divertiti e feroci di Arpagone.
La scena
Un interno che potrebbe suggerire un magazzino polveroso dove si mimetizzano ricchezze, accumuli nascosti in vecchie casse nude, niente grazia, civetterie di arredi, sedute riconoscibili, comode. Un luogo dove si avverte l’ossessione del risparmio quasi come una sottrazione di vita.
Una scena cubica, volumetrica che potrebbe ospitare la tragedia greca come prestarsi alle labirintiche evoluzioni di una farsa chiassosa e colorata.
I costumi
Come sempre, nei miei adattamenti da un classico, i costumi rifuggono una scelta filologica, sono più usati come suggerimento di caratteri, allusioni cromatiche, indicazioni di “travestimenti” interiori dei personaggi. I costumi come la scena, nascono durante la scrittura, diventano una specie di sostegno drammaturgico che aiuta la definizione e la messa a fuoco di ogni parte del testo.
– Ugo Chiti

L’Avaro, con Lello Arena

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L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 1

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 1

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 2

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 2

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 3

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 3

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 4

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 4

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 5

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 5

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 6

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 6

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 7

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 7

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 8

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 8

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 9

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 9

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 10

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 10

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 11

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 11

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 12

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 12

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 13

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 13

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 14

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 14

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 15

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 15

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 16

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 16

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 17

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 17

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 18

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 18

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 19

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 19

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 20

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 20

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 21

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 21

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 22

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 22

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L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 23

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 24

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 24

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 25L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 25

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 25

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 26

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 26

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 27

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 27

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 28

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 28

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 29

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 29

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 30

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 30

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 31

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 31

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 32

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 32

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 33

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 33

L'Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 34

L’Avaro (di Moliere), con Lello Arena, foto 34

L’Associazione Culturale Bon Voyage Produzioni e il Teatro Stabile di Catania presentano
LELLO ARENA in
L’AVARO di Molière
con Fabrizio Vona e Francesco De Trio
Regia di CLAUDIO DI PALMA

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Trama
Anche se ampiamente ispiratosi alla commedia Plautina, “L’avaro” di Molière è caratterizzata da una struttura ben diversa: è più lunga e presenta tematiche diverse quali quelle dell’amore e del matrimonio.

“L’avaro”, insieme a “Tartufo”, a “Il malato immaginario”, a “Il borghese gentiluomo”, è una delle grandi commedie di Molière, una delle più note, delle più celebrate, delle più rappresentate ed anche una delle più imitate.

“L’avaro” è del 1668 e non riscosse subito un grande successo; questo arrivò più tardi, a poco a poco, fino ad essere considerata la migliore delle commedie di Molière. Ha delle caratteristiche che la rendono una commedia straordinariamente completa e divertente, perché in essa Molière vi ha messo dentro tutti gli ingredienti, i motivi, gli intrecci, le scene farsesche, che rendono esilarante una “pièce” comica.

La storia narra dell’avaro Arpagone e delle sue vicende che si dipanano portandoci in un mondo di intrighi e sotterfugi che nella sua intenzione hanno lo scopo di non mettere a repentaglio la propria ricchezza, anche a costo di mettersi contro i figli.

Matrimoni non graditi, alleanze, furti, progetti sfumati, equivoci sono il centro di un intreccio che ci conduce all’interno della storia nella quale non mancano dialoghi diventati celebri pezzi del Teatro comico di tutti i tempi.

Un classico diretto in un nuovo allestimento da Claudio Di Palma con Lello Arena che, reduce dal grande successo di “Capitan Fracassa” in scena da due stagioni, affronta, dopo “George Dandin” e “Tartufo”, per la terza volta un testo di Molière in un ruolo, Arpagone, che, come scrive Squarzina, «ha in sé nello stesso tempo il tragico e il comico».

Chiedere al servo del figlio di mostrare le altre due mani o imporre con trovata originale al cuoco/cocchiere di predisporre il castagnaccio fra i primi piatti di un pranzo, sono manifestazioni del carattere di Arpagnone, ostaggio di un impulso più forte di lui; scene tanto più esilaranti in quanto basterebbe ben poco a farle diventare oggettivamente dolorose.

Giovanni Macchia nel “Silenzio di Molière” parla di «una maschera in cui il dolore, dissimulato col riso, diventa smorfia atroce».

È questa dialettica, sempre in atto del coesistere nel cuore umano del “carnefice” e della “vittima” a imprimere alla commedia il marchio del grande teatro

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Lello Arena, in precedenza, ha calcato le scene del Plautus Festival nel 2009, in “La tempesta” di William Shakespeare, e nel 2012 il “Capitan Fracassa” di Théophile Gautier.

In precedenza “L’avaro” è andato in scena al Plautus Festival altre tre volte: nel 1981 e nel 2003 con Mario Scaccia, e nel 1989 con Mario Carotenuto.

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