Posts Tagged ‘Fotoit’
Recensione di Cosmodrome per FotoIT
Sulla rivista FOTOIT di dicembre/gennaio la mia recensione del lavoro “Cosmodrome” di Raffaele Petralla, vincitore del Portfolio Italia 2019.
Era il mio “cavallo vincente” fra i 20 lavori finalisti del concorso. Quando mi hanno chiesto di recensirlo, alcune settimane fa, ne sono stato felice, sia perché ha uno stile che vedo simile al mio e sia perché speravo con le mie parole di rendergli giustizia. Non ce ne è stato bisogno: questo lavoro s’è imposto da solo e ha vinto la finale del Portfolio Italia.
Sito ufficiale: www.fotoit.it
Intervista a Steve McCurry per FotoIT
Su FOTOIT di novembre 2019 una mia intervista a Steve McCurry in occasione dell’inaugurazione della sua mostra “Cibo” a Forlì, corredata da un paio di miei ritratti al fotografo statunitense :)
Riprese video e fotografie di backstage del prezioso Andrea Bonavita!
Sito ufficiale: www.fotoit.it

Intervista a Steve McCurry per FotoIT

Intervista a Steve McCurry per FotoIT

Intervista a Steve McCurry per FotoIT

Intervista a Steve McCurry per FotoIT

Intervista a Steve McCurry per FotoIT

Intervista a Steve McCurry per FotoIT
Recensione del Festival della Fotografia Etica di Lodi e del Premio Voglino
Su FOTOIT di dicembre2018/gennaio2019 è uscito un mio articolo dove parlo dell’ultima edizione del Festival della Fotografia Etica di Lodi e del Premio Voglino!
In precedenza, su FOTOIT, avevo recensito anche il SI Fest di Savignano sul Rubicone e Cortona On The Move.
Recensione di Cortona On The Move
Su FOTOIT di settembre 2018 un mio articolo, corredato da alcune fotografie, dove racconto la mia visita a Cortona On The Move, uno dei Festival di Fotografia più importanti in Italia :)

Recensione Cortona On The Move

Recensione Cortona On The Move

Recensione Cortona On The Move
Made in Korea su FotoIT
Su FotoIT di aprile c’è un bell’articolo di Francesca Lampredi sul mio lavoro Made in Korea!
L’articolo è in conseguenza del 1° premio che il lavoro si è aggiudicato nel Concorso di Lettura Portfolio “6° Portfolio dello Strega 2015” di Sassoferrato (AN).
Di seguito un estratto dell’articolo, che accompagnava il mio progetto nella mostra che si è svolta al Centro Italiano della Fotografia d’Autore:
Mentre l’Occidente sta tramontando, assumendo sempre più l’aura di una romantica rovina, di un paese dominato da un passatismo che divora presente e futuro, la Corea del Sud emerge come uno dei paesi più moderni del mondo, una tra le più potenti 4 Tigri dell’Asia orientale.
Filippo Venturi ritrae la Corea del Sud come un paese postmoderno, dove non ci sono accenni al passato rurale, ai pescatori, all’epoca del colonialismo giapponese. La concezione di passato e memoria viene distrutta, celata dai cromatismi patinati della nuova società, creando un microcosmo apparentemente autonomo dalla temporalità, dominato da un eterno hic et nunc.
Un mondo che ha adottato l’universo mitologico dell’Occidentale American Dream, come proprio modello, plasmandone un’ immagine iperbole. Fortemente caricaturali risultano i body builder, le chiome fulve da starlette di Hollywood delle parrucche indossate da manichini in serie, le modelle coreane dei cartelloni pubblicitari. Un mondo dove l’enfasi dei caratteri estetici del significante sostituisce il significato stesso.
Filippo Venturi sottolinea le dicotomie di questo mondo attraverso una fotografia estremamente pulita, senza mai risultare eccessiva, isolando in alcuni contesti i personaggi. Come in una Sinfonia metropolitana, l’occhio di Venturi esplora i luoghi della società coreana e lo stile di vita dei suoi abitanti attraverso il lavoro e il tempo libero.
Gli ambienti moderni, eccessivamente ordinati ed asettici, ospitano una collettività che non riesce più a comunicare né a riconoscersi, che soffre di eccesso di individualismo, di solitudine abissale, di alienazione e a cui conseguono gesti autodistruttivi, come l’abuso di alcool.
La forza di Venturi è anche quella di svelarci che, scavando in profondità, una memoria esiste ancora, in un daino che attraversa un prato e nel rigore degli sguardi dei coreani; lo stesso rigore dei pescatori nelle belle foto in bianco e nero dell’epoca colonialista di inizio Novecento. Il passato non si cancella, neanche quando lo si rifiuta.
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