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Decennale del Centro Italiano della Fotografia d’Autore

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Decennale del Centro Italiano della Fotografia d’Autore

 

Sabato 13 Giugno 2015
Decennale del Centro Italiano della Fotografia d’Autore
Via delle Monache, 2 – Bibbiena (Arezzo)

Alle ore 18.00 ci sarà l’inaugurazione della mostra “La poetica ironia”, di Giovanni Gastel.
Seguirà la festa per il Decennale del Centro Italiano della Fotografia d’Autore.

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In occasione del decennale, il Centro Italiano della Fotografia d’Autore propone un ricco programma di iniziative culturali. Oltre alla mostra “La poetica ironia” di Giovanni Gastel, che sarà inaugurata il 13 Giugno presso la sede del CIFA alle ore 18.00, sarà organizzata anche la mostra “La ricotta di PIER PAOLO PASOLINI” di Paul Ronald, uno dei più apprezzati fotografi di scena del cinema italiano che ha lavorato con quasi tutti i maggiori registi. La mostra è un omaggio, oltre che al famoso fotografo di scena deceduto nel gennaio 2015, a Pier Paolo Pasolini a 40 anni dalla sua tragica scomparsa. Curata da Antonio Maraldi, direttore del Centro Cinema Città di Cesena, propone in prima mondiale 45 fotografie tratte dai negativi scattati durante le riprese de La Ricotta, episodio con regia di Pasolini del film Ro.Go.Pa.G. del 1963. L’inaugurazione della mostra sarà domenica 14 Giugno alle 11.00 presso l ‘Ex Lanificio Berti di Pratovecchio (AR) in Via Fiorentina 15. Questa mostra rimarrà aperta fino al 6 Settembre. E infine da non dimenticare la grande estrazione che mette in palio fotografie di moltissimi Autori che hanno esposto presso il CIFA in questi 10 anni. L’estrazione dei biglietti sarà effettuata il giorno 13 Giugno alle 20.30 nel cortile del CIFA.

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“La poetica Ironia”, di Giovanni Gastel

A dieci anni dalla sua apertura, il Centro Italiano della Fotografia d’Autore propone un’importante mostra di Giovanni Gastel, uno dei fotografi che ha dato un’impronta significativa alla fotografia pubblicitaria e di moda, contribuendo con la sua inventiva al successo del prêt-à-porter italiano.
La mostra dal titolo “La poetica ironia di Giovanni Gastel” è curata da Giovanna Calvenzi e Claudio Pastrone e presenta, in oltre 150 polaroid 20×25 cm, un panorama significativo del lavoro del grande fotografo pubblicitario e di moda e del suo stile inconfondibile, caratterizzato da una poetica ironia, da una composizione equilibrata che nasce dalla sua passione per l’arte e da un costante riferimento ad un’ideale di eleganza, che l’Autore ha respirato sin dall’infanzia.
A differenza della maggior parte dei fotografi, non usa la macchina fotografica per riprendere il mondo esterno: osserva e ricostruisce in studio. La sua fotografia è più vicina al teatro che al cinema. La scelta delle fotografie in mostra e pubblicate nel volume che la accompagna e la loro sequenzialità non segue criteri temporali o antologici ma vuole mettere in evidenza la pluralità della sua visione.
L’evento assume anche lo speciale significato di gemellaggio tra i fotografi professionisti e gli appassionati di fotografia, essendo Giovanni Gastel Presidente dell’Associazione Fotografi Italiani Professionisti (AFIP).
Accompagna la mostra un volume della collana FIAF Grandi Autori della fotografia Contemporanea, che oltre a raccogliere un’ottantina di immagini del fotografo milanese, offre ai lettori una piacevole testimonianza autobiografica dello stesso Giovanni Gastel curata da Giovanna Calvenzi.
La mostra sarà inaugurata alla presenza dell’Autore il 13 Giugno alle 18.00 presso la sede del Centro Italiano della Fotografia d’Autore e rimarrà aperta al pubblico fino al 6 Settembre.

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Giovanni Gastel
di Claudio Pastrone

Giovanni sarebbe voluto diventare poeta. Con ironia ci racconta che a fargli cambiare strada è stato la disistima della sua fidanzata di allora per quel che scriveva. Ma se poeti si è, si continua a esserlo per tutta la vita, e lo dimostrano non solo i due volumi di poesie che ha pubblicato, ma le sue stesse scelte professionali ed esistenziali. Giovanni racconta che gli inizi della professione sono stati durissimi. Che ha raggiunto il successo lavorando senza sosta fino al momento in cui ha saputo conquistare la fiducia di persone importanti nel campo della moda. Ci dice anche che la ruota della fortuna può sempre volgere al peggio e che solo chi sa reagire alle avversità riesce a ritrovarsi. Giovanni, parlando di sé, ci insegna a riflettere su noi stessi. Dice che per essere un vero fotografo bisogna “essere” nelle proprie immagini, occorre trovarsi un aggettivo: nel suo caso, “elegante”. Poi bisogna essere disposti a cambiarlo, se occorre. Bisogna avere la capacità di cambiare il proprio modo di essere e di fotografare, di saper osservare i cambiamenti del mondo e in noi stessi. E di decidere al fine che la parola giusta da accostare a ”fotografo” è “autore”. Giovanni mette in scena la sua fotografia. A differenza della maggior parte dei fotografi, non usa la macchina fotografica per riprendere il mondo esterno: osserva e ricostruisce in studio. La sua fotografia è più vicina al teatro che al cinema. Nella sua maturità di autore ha creato un mondo fatto di eleganza e gentilezza che condiziona anche le persone che entrano nel suo studio per essere ritratte. Gastel è una persona di grande intelligenza che ha fatto dell’inventiva e della sperimentazione la sua cifra professionale.

Biografia

Giovanni Gastel nasce a Milano il 27 dicembre 1955, da Giuseppe Gastel e da Ida Visconti di Modrone, l’ultimo di sette figli. Negli anni Settanta, avviene il suo primo contatto con la fotografia. Da quel momento, ha inizio un lungo periodo di apprendistato mentre un’occasione importante gli viene offerta nel 1975-76, quando inizia a lavorare per la casa d’aste Christie’s. La svolta avviene nel 1981 quando incontra Carla Ghiglieri, che diventa il suo agente e lo avvicina al mondo della moda. Dopo la comparsa dei suoi primi still-life sulla rivista Annabella, nel 1982, inizia a collaborare con Vogue Italia e poi, grazie all’incontro con Flavio Lucchini, direttore di Edimoda, e Gisella Borioli, alle riviste Mondo Uomo e Donna. Il suo impegno attivo nel mondo della fotografia lo avvicina anche all’Associazione Fotografi Italiani Professionisti, di cui è stato presidente dal 1996 al 1998. La consacrazione artistica avviene nel 1997, quando la Triennale di Milano gli dedica una mostra personale, curata dallo storico d’arte contemporanea, Germano Celant. Il successo professionale si consolida nel decennio successivo, tanto che il suo nome appare nelle riviste specializzate insieme a quello di fotografi italiani quali Oliviero Toscani, Giampaolo Barbieri, Ferdinando Scianna, o affiancato a quello di Helmut Newton, Richard Avendon, Annie Lebowitz, Mario Testino e Jurgen Teller. Nel 2002, nell’ambito della manifestazione La Kore Oscar della Moda, ha ricevuto l’Oscar per la fotografia. Attualmente è Presidente dell’Associazione Fotografi Italiani Professionisti e membro permanente del Museo Polaroid di Chicago.

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“La ricotta” di Pasolini, foto di Paul Ronald
di Antonio Maraldi

Scorrendo la lunga filmografia di Paul Ronald, ci sono nomi di registi che si ripetono (a cominciare naturalmente da Visconti) e altri incontrati una sola volta. Quello di Pier Paolo Pasolini è tra questi. Nelle lunghe chiacchierate, quando gliene chiedevo il motivo, Paul ribadiva che con Pasolini non c’erano stati problemi, che era una persona correttissima ma che sul set de La ricotta (episodio del collettivo Rogopag, composto anche dai segmenti diretti da Rossellini, Godard e Gregoretti; da cui il titolo del film) non si era trovato a proprio agio, tanto da abbandonare la lavorazione dopo un paio di giorni. Lui, borghese e laico di vedute liberali e non certamente un moralista, in quel clima che definiva quasi blasfemo, si era trovato a disagio. Va detto che le riprese a cui aveva assistito potevano certo dare quell’impressione, con quei protagonisti e comparse provenienti dal sottoproletariato, che nelle pause inscenavano strip tease o balli scatenati (come testimoniano le foto), a poca distanza dalle croci poi utilizzate durante le riprese. Mentre il risultato finale, a montaggio terminato, fa de La ricotta un’opera tra le più alte dell’intero percorso cinematografico pasoliniano. Ronald comunque ha documentato da par suo quella lavorazione, sia negli esterni, nella periferia romana, che in studio per la ricostruzione dei dipinti di Pontormo e Rosso Fiorentino. Una parte di quegli scatti (compreso il colore) li aveva consegnati alla produzione e una parte li aveva conservati. Curiosamente, lui che non teneva per sè nulla – o quasi – dei suoi lavori, aveva deciso di trattenerli. Si tratta di un centinaio di negativi, sia 6×6 che 35 mm., che Ronald non considerava scarti ma di riserva. Lui, abitualmente e a differenza di qualche collega, non scattava moltissimo, certo del suo lavoro. Quel centinaio di negativi Paul me l’ha donato, durante una delle ultime volte che sono stato a trovarlo nella sua casa nei pressi di Wassy, nel Nord della Francia. Da una selezione di quei negativi, mai sviluppati in precedenza, è nata questa mostra pensata sia per celebrare uno dei maggiori fotografi di scena del cinema italiano, scomparso nel gennaio di quest’anno, che per ricordare Pier Paolo Pasolini a quarant’anni dalla tragica morte.

Biografia

Paul Pellet Ronald nasce a Hyères, nel sud della Francia, il 17 ottobre 1924 da una famiglia di piccoli commercianti. Dopo il liceo si iscrive alla scuola nautica ma a causa della guerra si trasferisce a Nizza, dove comincia a frequentare l’ambiente del cinema. Qui conosce G.R. Aldo, fotografo italiano che lavorava con successo in Francia e che in seguito diventerà uno dei maggiori direttori della fotografia del cinema italiano. è Aldo, al quale fa da assistente per L’eternel retour (1943) di Delannoy, che lo avvia alla professione di fotografo di scena. Dopo due anni come fotografo di guerra con gli alleati, Paul Ronald è secondo fotografo di Aldo per La belle e la bete (1946) di Jean Cocteau. In seguito, come fotografo di scena, lavora sui set di Turbine d’amore (1946) di Lecombe e di Risorgere per amare (1947) di Delannoy. L’anno dopo viene chiamato in Italia da Aldo, come fotografo e consulente per la pellicola, per prendere parte alle riprese de La terra trema (1948) di Luchino Visconti. Nel 1949 è nuovamente coinvolto da Aldo nella lavorazione di Il cielo sulla palude di Augusto Genina. Decide allora di stabilirsi definitivamente in Italia, assieme alla moglie Huguette (1924-1991), anch’essa attiva fotografa di scena. Ben presto Ronald si afferma come uno dei più apprezzati fotografi di scena del cinema italiano e lavora con quasi tutti i maggiori registi. Quasi un centinaio i film seguiti nel corso della sua lunga carriera. Documenta tutti i film di Visconti fino a Il lavoro, episodio di Boccaccio ‘70 (per Bellissima è anche direttore della fotografia) e anche quasi tutte le sue messe in scena teatrali. Lavora, tra gli altri, con Blasetti (La fortuna di essere donna), Cavani (Interno berlinese, Francesco), Fellini (Le tentazioni del dottor Antonio di Boccaccio ‘70, Otto e mezzo), Ferreri (Harem, Chiedo asilo), Lattuada (Guendalina, Fraulein Docktor), Pietrangeli (Nata di marzo), Risi (Fantasma d’amore, Primo amore, Sono fotogenico, Caro papà) e Scola (C’eravamo tanto amati, La terrazza, Passione d’amore, Il mondo nuovo, Maccheroni). Diversi i lavori anche sui set internazionali: Il tesoro dell’Africa e La Bibbia di Huston, Il re ed io di Lang, Waterloo di Bondarciuk, Che cosa è successo tra mio padre e tua madre? di Wilder, Popeye di Altman. Ha pubblicato vari libri tra cui l’ormai classico Rome, Ville des Villes e I carabinieri (commissionatogli dall’Arma in occasione del 150° anniversario della fondazione). L’ultimo film seguito è stato Storia di una capinera (1994) di Franco Zeffirelli, regista con il quale ha spesso collaborato. Paul Ronald, dopo la morte della moglie, è tornato in Francia ha vissuto nei pressi di Wassy, in Haute Marne, fino al 2012 quando, in seguito al peggiorare delle condizioni di salute, si è trasferito presso la sorella nelle vicinaze di Gad, nel sud della Francia, dove è morto il 13 gennaio 2015.

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