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Ad imperitura memoria

Mi annoto un articolo interessante di Michele Smargiassi, ad imperitura memoria.
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Creatività e talento sempre più sacrificati: un libro scardina il mito del genio italico, processo di valorizzazione vicino al collasso: colpa di impresa, scuola e geografia
“Un lavoro si trova, ma dequalificato. Italia, il Paese dei cervelli sprecati” di MICHELE SMARGIASSI
Fantozzi si guarda allo specchio, si vede Leonardo, e si consola. La figura professionale più richiesta dal mercato del lavoro italiano è ancora il ragioniere, ma i discorsi dei politici e quelli del bar, unanimi, s’aggrappano ancora al mito del genio italico che ci salverà. Non siamo forse il paese degli artisti, degli stilisti che il mondo c’invidia? No. Non lo siamo. È ora di toglierci dalla testa mitologie non solo infondate, ma pericolose. Lo fa con chirurgica spietatezza Irene Tinagli, la ricercatrice italiana del team dell’americano Richard Florida, il padre della “teoria della classe creativa”. Il suo Talento da svendere, in uscita oggi da Einaudi, ha i numeri del saggio, il taglio di un pamphlet e l’obiettivo di smontare un po’ di luoghi comuni sul paracadute che garantirebbe all’Italia scalcinata e impoverita di sopravvivere agli scontri coi titani della globalizzazione: ovvero la sua riserva di creatività, garantita, eterna, quasi genetica.
Poveri ma geniali? Ma dove? A che serve il genio, quand’anche l’avessero nel Dna, ai 48 italiani su cento che non sanno usare Internet, alla spaventosa maggioranza che non sa neanche una lingua straniera, alla quasi totalità che non sa cosa succede nel mondo? Dove starebbe questo genio, poi, che nomi ha? Rubbia, Levi Montalcini, Dulbecco, i nostri premi Nobel, che poi hanno tutti studiato e lavorato all’estero? “Michelangelo diventò un grande artista perché aveva un muro da affrescare, e io in Italia non avevo un muro”, così, amaro, Riccardo Giacconi, premio Nobel 2002 per la Fisica, italiano all’anagrafe, americano per obbligo.
Marconi inventò la radio a Pontecchio, ma andò a fondare la sua impresa a Londra. Meucci inventò il telefono negli Usa. Armani, Versace? Guardiamo ai ruolini d’assunzione, piuttosto: l’anno scorso le imprese italiane hanno offerto solo il 9 per cento dei nuovi posti a figure professionali altamente qualificate.
Il mito del genio solitario ci sta facendo del male. Ci rende pigri, inattivi, in attesa che l’intelligentone ci piova addosso dal cielo. Ai paesi in ascesa impetuosa non importa nulla della “caccia al talento” individuale e straordinario, da pescare già fatto “come una perla nel guscio dell’ostrica”: producono invece ottimi, anonimi, compatti, efficienti staff. Negli Usa vanno forte ingegneri biomedici, elettronici e ambientali: da noi, en attendant un Galileo o un Brunelleschi, la categoria professionale in maggiore espansione è quella dei commessi e degli impiegati. E un milione di laureati s’accontenta di lavori che avrebbe potuto fare senza laurea.
Abbiamo gioito troppo presto per l’impennata di iscrizioni seguita alla riforma universitaria (più 6% dal 2001 al 2004); ma è già rientrata, scopre Tinagli: dal 2004 le iscrizioni sono in calo di circa 6-8 mila unità l’anno. Gli atenei italiani offrono l’inverosimile catalogo di 5434 corsi di laurea diversi, ma le matricole sono cresciute solo del 2 per cento e i laureati “brevi” trovano lavoro più tardi e peggio pagati dei diplomati.
Una domanda “scorretta” s’affaccia alla mente di ogni diciottenne: conviene proprio continuare a studiare? Le statistiche dicono che i laureati guadagnano in media 26.700 euro annui contro i 17.700 dei diplomati, ma è una media ingannevole: si arriva al top della retribuzione solo dopo molti anni, e il rischio di non iniziare nemmeno la gara è alto.
Il problema allora non è delle mamme. La dotazione d’intelligenza è equamente distribuita nel mondo. Potenzialmente non siamo svantaggiati: produciamo più ingegneri della Germania, e il 7,5% della produzione internazionale di pubblicazioni di fisica è firmata da autori italiani. Secondo i criteri di Florida, la classe creativa italiana (quella parte di forza chiamata a “elaborare continuamente operazioni complesse per risolvere problemi non standardizzati”) arriva a quattro milioni di persone, il 21 per cento degli occupati, ed è raddoppiata in un quindicennio.
Ma per farlo fruttare, il talento bisogna coltivarlo. È il “processo di valorizzazione” che in Italia è vicino al collasso. E qui le colpe sono di molti. Gli attori del sistema che non fanno la loro parte sono almeno tre: l’università, l’impresa, e la geografia. Della prima s’è detto: e non basta il rientro faticoso di qualche centinaio di “cervelli” per riequilibrare una “bilancia dei pagamenti” del talento drammaticamente deficitaria (importiamo il 3 per cento dei nostri “creativi” dal mondo, ma esportiamo il 5% dei nostri solo negli Usa). Quanto alle imprese, l’Isfol s’è preso la briga di contare gli annunci di offerta di lavoro: nel 2006 tre su quattro non chiedevano alcun titolo di studio, il 7% in più di tre anni prima. Avere studiato non paga. Sotto la soglia degli 800 euro mensili, calcola l’Ires, c’è il 14 per cento dei licenziati elementari, il 14,1 dei diplomati e il 28,2 per cento dei laureati. Retribuzioni decenti sono più un premio all’anzianità che al merito: nei paesi Ocse siamo quello che paga meno i laureati tra i 30 e i 40 anni. Negli anni Ottanta il divario retributivo tra laureati a inizio e fine carriera era del 20%, nel 2004 era del 35%.
E la geografia? Ha le sue colpe, ed è in questo capitolo che l’analisi di Tinagli risente di più dell’originale impostazione di Florida. L’Italia dei campanili, delle comunità piccole ospitali e coese… Scordatevela. È un paese di gabbie: soffocanti e bigotte. Tra tutti gli europei, secondo il World Value Survey, gli italiani sono quelli che gradiscono meno (29%) avere per vicino di casa un gay: più ancora che un tunisino. Cosa c’entra? C’entra, è il termometro dell’apertura mentale al nuovo, al diverso, senza il quale si implode nel conservatorismo e nel declino. Del resto si vede: solo il 21% dei nostri manager è donna, il 35 in Germania, il 31 in Spagna. Persino i “distretti industriali”, salvezza e patrimonio dell’Emilia rossa come del Nord-Est leghista, hanno fatto il loro tempo e oggi sono, dice Tinagli, circuiti troppo chiusi, insofferenti delle eccentricità che possono turbare una comunità ma anche portarle stimoli nuovi. Il genio italico soffre di costipazione. Ci restano sole e mare?
29 aprile 2008
Suspension of disbelief
Sarà così la vostra fantasia a vestire di sfarzo i nostri re, a menarli dall’uno all’altro luogo, saltellando sul tempo, e riducendo a un volger di clessidra gli eventi occorsi lungo diversi anni. (Enrico V, William Shakespeare)
In queste settimane sono molto preso dagli esami universitari ¬_¬
In particolare MNG1 e Analisi Matematica 2.
Un pò come un’altra persona che oggi ha affrontato la seconda prova dell’esame di maturità, sparandosi 5-6 ore di tedesco.
eheh.

Ebbene si, questo post non ha alcun motivo d’essere se non quello di farmi riordinare un pò i pensieri.
Non ho niente di clamorosamente profondo da tramandare, per cui arrangiatevi fino al mio prossimo post :>
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In questi giorni ho scoperto anche cos’è un Impianto ICD.
Sapete com’è.
Uno gira per casa in mutande a maledire il caldo e ciucciare ghiaccioli con in mano una manciata di fogli pieni di appunti di MNG1 e dopo qualche minuto si trova su Google a digitare “impianto icd”.
Un pò come pestare una merda.
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Oggi ho saputo che pochi giorni fa è uscito il fumetto “Marvel Zombi“, che molto probabilmente domani sarà mio. Ecco la storia:
La storia trae le sue origini da un crossover iniziato sulle pagine di Ultimate Fantastic Four; in questa storia, Mister Fantastic viene teletrasportato in un universo parallelo nel quale gli eroi più potenti della terra si sono trasformati in zombie. In seguito si scoprirà come questa mutazione sia stata causata dall’azione di un particolare virus che ha contagiato gli eroi e li ha resi cannibali, una fame capace di renderli pazzi, ma anche ancora più difficili da abbattere, essendo già morti. Eroi come Luke Cage, Iron Man, l’Uomo Ragno e Wolverine si sono così trasformati in esseri senza emozioni ansiosi di carne umana. A loro si oppone uno sparuto gruppo di eroi scampati al contagio, guidati dal villain Magneto, che lotta per arginare la follia di quelli che un tempo erano i suoi compagni e avversari e per impedire il diffondersi del virus negli altri universi.
L’autore è Robert Kirkman, ovvero colui che ha creato anche “Walking Dead“, altro fumetto spisellevole.
Sabato 16 Giugno sono stato al “Rock Planet” a Pinarella di Cervia per vedere il concerto delle Pornoriviste, un gruppetto italiano che ascoltavo quasi 10 anni fa e che non ascoltavo da almeno 6.
I 2 video girati dal mio amico col quale ero andato al concerto sono reperibili qui:
www.youtube.com/watch?v=DtEj0BDddHY (Angoli blu)
www.youtube.com/watch?v=40hBw6YEkK0 (Incubo)

Lunedì scorso (il 18 Giugno) sono arrivate in ufficio 2 stagiste: Giulia e Alice, quest’ultima è stata saggiamente affidata al sottoscritto :>
Pare sveglia, sul lavoro, e timida, sul resto.
Vedremo.
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La mia amica Teresa, buona come un pezzo di pane, ieri ha perso la chiavetta USB con dentro i file della tesi in un laboratorio informatico aperto a tutti gli studenti universitari cesenati.
Oggi però m’ha fatto sapere di essere riuscita a recuperarla. Ho fatto fatica a capire di cosa stesse parlando, avevo già archiviato il tutto tra i casi senza speranza.
Che cara ragazza Teresa, è così buona e ingenua (in senso buono) che stento a crederci.
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Se siete arrivati alla fine di questo post allora meritate di sapere cosa significa la sigla Mng1 = Metodi numerici per la grafica 1 :D
E ora vado a ciucciarmi un altro ghiacciolo. All’amarena però, che quelli all’arancio son finiti.
