Breve recensione di The Theory of Everything

The Theory of Everything (Felicity Jones e Eddie Redmayne)
Ho visto “La teoria del tutto”, film sulla vita di Stephen Hawking, diretto da James Marsh.
Con sorpresa hanno tradotto il titolo fedelmente, senza inventarsi qualcosa tipo “Se mi lasci ti deformo lo spaziotempo”.
Più profondo, a livello emotivo, di “The Imitation Game” (sulla vita di Alan Turing), che pure avevo apprezzato, senza però annotarmi mentalmente, nè l’uno nè l’altro, fra i film migliori che abbia mai visto.
Anzi, volendo fare una classifica del genere Superdotato stramboide con donna bella e brava appresso che lo aiuta ad affrontare il deficit fisico/psicologico o la persecuzione/discriminazione, personalmente al primo posto rimane ancora “A beautiful Mind” (sulla vita di John Nash), nonostante la mia enorme simpatia e stima per i veri personaggi di Alan Turing e Stephen Hawking.
Che poi, a pensarci un attimo, nel genere potrebbero rientrare anche diversi supereroei Marvel.
Tornando al film in questione, c’è da dire che gli attori, Eddie Redmayne e Felicity Jones, sono effettivamente bravi (lei poi è di una rara candida bellezza). Le scenografie, i costumi e la fotografia sono curatissimi.
Il difetto principale rimane una durata eccessiva che comporta la diluizione delle emozioni, su cui il film poggia la propria struttura.
Dello Stephen Hawking scienziato c’è veramente poco (purtroppo), se non qualche sporadico momento trattato anche in modo superficiale, dove i suoi studi e le sue teoria somigliano più ai sogni di un poeta che di uno scienziato.
In conclusione, si può dire che sia un buon film romantico con un protagonista disabile che accidentalmente è anche uno scienziato.
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