Cara Betty
Milledgeville 31 Ottobre 1956
Cara Betty,
questo weekend sarò troppo coinvolta nel disordine di Atlanta per scriverti, così ti sto scrivendo adesso anche perché vorrai conoscere cosa penso di tutto quello che mi hai scritto e anche perché non posso scriverti abbastanza in fretta e dirti che questo non ha creato la benché minima differenza nella mia opinione su di te, che è la stessa di prima, e che è questa: solidamente basata sul rispetto completo. Avevo un cugino che era solito dire: «Non c’è niente di più facile che seppellire i bambini degli altri», e io ho la tendenza a disfarmi delle sofferenze delle altre persone, ma questa, essendo un tuo dolore, sarà anche sempre parte di me. Mi colpisce per il semplice fatto che ha colpito te e ciò dura nel tempo fino a quando ferisce te.[…]
Tu ti stai sbagliando nel dire che sei una storia di orrori. Il significato della Redenzione è precisamente che noi non dobbiamo essere la nostra storia e niente è più semplice per me che dirti che tu non sei la tua storia. Non ho dubbi che tu, come dici, sei insopportabilmente colpevole e che hai accettato la colpevolezza e hai trovato un modo di soffrirne e che fai questo per Dio. Questo è solo l’inizio di quello che devi accettare. Ciò che devi accettare adesso è il perdono e io ti dico che questo è la cosa più difficile da accettare e che devi farlo continuamente.
Nulla di tutto questo è una cortesia o una gentilezza o qualcosa di buona educazione da parte mia, e non è comprensibile. Non inizio a comprendere. Ma tu ti preoccupi se mi crea una qualche differenza se tu sparisci dalla mia esistenza. Certo che fa differenza. Mi sarebbe impossibile lasciarti. Tu mi hai fatto solo del bene e mi hai dato il regalo che volevi, ma il fatto è che, sopra tutto e oltre a tutto, io ho una relazione spirituale con te; io sono la tua padrina, mi sono autonominata tale dalla prima volta in cui mi hai scritto, e questo significa che ho il diritto di stare dove sono stata messa. […]
Tua, Flannery
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