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Perchè Blockbuster è fallito

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Perchè Blockbuster è fallito

[…] Era successo tutto in un batter d’occhio, come in un incubo. Aveva riportato le cassette e lo avevano interrogato e lo avevano torturato e lo avevano picchiato e gli avevano fatto confessare crimini mai commessi e lo avevano gettato…
Dove?
Dove cazzo lo avevano gettato?
Cos’era quel posto? Era completamente buio. E sembrava molto vasto. Le sue urla rimbombavano contro pareti distanti. Come se fosse in una cisterna vuota, una fottuta prigione sotterranea, una di quelle segrete che stanno sotto alla Bastille.

– Aiuto! Aiuto! – urlava. – Qualcuno mi aiuti!
Era solo. E comprese che nessuno lo avrebbe mai sentito. Sopra di lui, a parecchi metri, ci doveva essere un soffitto e sopra un pavimento e sopra ancora la folta e fonoassorbente moquette di Blockbuster. In quel momento, sopra di lui, c’era gente rispettabile, brave persone che affittavano Il silenzio degli innocenti, Il buono, il brutto e il cattivo, L’ira di Khan, incoscienti che un poveraccio era stato sequestrato, gettato in una segreta.
– Vi prego… Un po’ di pietà, – mormorò disperato.
– È cosí. Sei pfinito tra i dannati. Non c’è pfietà per i dannati –. Una voce rauca e bassa gli rispose.
– C’è qualcuno? C’è qualcuno? – Riccardi cominciò a cercarsi nelle tasche. Le chiavi. Il portafoglio. Le sigarette. L’accendino.
L’accendino!
Con le mani che gli tremavano provò piú volte prima di riuscire ad accendere la fiamma.
La flebile fiammella non riuscí ad attraversare le tenebre peste. Vide solo che a terra c’era cemento.
– Chi ha parlato? Dove sei?
– Pfiamo qua. Ma ti pfego, spfenni quella luce, ci fa male agli occhi.
Antonio Riccardi avanzò verso quella voce strana. Sembrava la voce di un vecchio o di un bambino, non si capiva. Vide delle sagome emergere dal buio. Non era uno solo. Erano molti. Erano buttati a terra, uno accanto all’altro, come un branco di macachi nella gabbia di uno zoo. Appena la luce gli trafisse le pupille cominciarono a stringersi di piú e a coprirsi gli occhi con le mani.
Cos’erano? Dei mostri?
Erano completamente bianchi, albini. Avevano i capelli lunghi, sporchi, le barbe crespe, erano avvolti in panni lerci, puzzavano come carogne. Riccardi ebbe l’impressione di essere finito nella caverna dei lebbrosi. Ma non erano lebbrosi. Erano pingui, obesi. Le donne avevano le mani gonfie come cadaveri putrefatti. La maggior parte non aveva piú denti, ad alcuni ne erano rimasti un paio, ma erano marci e cariati.
– Chi siete? Che ci fate qui? – domandò Riccardi.
Il vecchio che aveva parlato prima e che sembrava il capo si mise faticosamente in piedi. Doveva pesare centocinquanta chili. – Le domande le pfacciamo noi. Tu pferché sei qui?
– Mi hanno buttato qui dentro perché ho rotto delle cassette.
– Quante?
– Una ventina…
– Grave. Molto grave. Pensa che io sono qui perché per sei volte non ho riavvolto le cassette.
Una donna accucciata disse: – Io perché il videoregistratore si è mangiato Salvate il soldato Ryan. Era una novità.
– Io perché ho riconsegnato per tre volte le scatole vuote, – disse un altro che aveva intorno agli occhi delle croste e delle perle di pus.
– Ma io ti conosco… – Riccardi fece due passi avanti.
– Tu sei Lorenzo Pavolini… Stavamo in classe insieme al liceo. Ero convinto che fossi morto. Dicevano che eri scomparso. Hanno fatto una puntata di Chi l’ha visto? su di te. Da quanti anni stai qua?
– Non lo so. Abbiamo perso il conto del tempo. Da un’infinità.
– Perché siete ridotti cosí?
– Mangiamo solo dolciumi, merendine, biscotti al cioccolato, popcorn, lecca lecca, gelato. Ogni tanto qualche Bella Napoli. Beviamo solo Coca-Cola, Sprite e Fanta. Le cose che vendono sopra. Tutta questa roba che ci ha aumentato a livelli incredibili il tasso di glicemia e il colesterolo. I denti ci si sono cariati e sono caduti. Molti di noi sono diventati diabetici. E la mancanza di luce ci ha depigmentato la pelle. Siamo esseri mutanti, il nostro dna si è modificato. Questa è la punizione per non aver trattato bene quello che Blockbuster ci aveva dato.
Riccardi scoprí cosí che quegli esseri che prima erano stati gente normale vivevano nelle tenebre, rischiarate una volta al giorno dalle novità di Blockbuster. Una finestrella si apriva e ogni giorno veniva proiettato un nuovo film. Conoscevano tutti i film di Demi Moore, Tom Cruise, Sandra Bullock, Christian De Sica, erano i loro dèi, che pregavano chiedendo pietà. A loro si prostravano e domandavano di essere lasciati liberi. Ma gli dèi se ne fottevano. Appena finiva il film, le tenebre tornavano. […]

– Niccolò Ammaniti, “L’amico di Jeffrey Dahmer è l’amico mio”, Il momento è delicato

Written by filippo

20 May 2012 at 7:31 pm

Posted in Attualità, Libri

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