Siamo felici, non è vero?
Oggi, mentre andavo con l’autobus in ospedale, ho letto il racconto “Una radio straordinaria”, contenuto nella raccolta “Il nuotatore” di John Cheever (fra l’altro anche il racconto che dà il titolo alla raccolta è meraviglioso).
E’ la storia di una coppia di New York (anche da qui la mia scelta del quadro di Hopper) che acquista una radio nuova, ma da un giorno all’altro, invece di trasmettere musica, inizia a trasmettere le conversazioni degli altri inquilini del palazzo.
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[…]
Jim ritornò a casa verso le sei, la sera seguente. Emma, la domestica, andò ad aprirgli la porta. Si era tolto il cappello e stava levandosi il cappotto, quando Irene arrivò di corsa nel corridoio. Il suo viso era rigato di lacrime e aveva i capelli in disordine. “Sali al 16-C, Jim,” gridò. “Non toglierti il cappotto, sali subito al 16-C. Il signor Osborn sta picchiando sua moglie. È dalle quattro che stanno litigando e ora lui la sta picchiando. Vai su e fallo smettere.”
Dalla radio in soggiorno Jim poteva udire grida, parolacce e colpi sordi. “Lo sai che non devi ascoltare queste cose,” le disse. Entrò con passo deciso in soggiorno e spense la radio. “È indecente,” le disse. “È come spiare attraverso le finestre. Lo sai bene che non devi ascoltare queste cose. Potevi benissimo spegnere la radio.”
“Oh, è una cosa così orribile, così tremenda,” singhiozzava Irene. “È tutto il giorno che l’ascolto, è una cosa così deprimente.” “E allora, se è così deprimente, perché l’ascolti? Io ho comperato questa maledetta radio per darti un po’ di divertimento,” replicò lui. “E l’ho pagata un bel po’ di soldi. Pensavo che potesse renderti felice. Volevo renderti felice.”
“No, no, non bisticciare con me,” gemette Irene, posandogli la testa su una spalla. “Gli altri hanno continuato a litigare per tutto il giorno. Tutti stanno litigando. Sono tutti preoccupati per i soldi. La madre della signora Hutchinson sta morendo di cancro in Florida e loro non hanno abbastanza soldi per mandarla alla clinica Mayo. Almeno è quello che dice il signor Hutchinson, che non hanno abbastanza soldi. E una donna che abita in questa casa ha una relazione con l’uomo tuttofare, con quell’orribile uomo. È troppo disgustoso! E la signora Melville ha disturbi al cuore, e il signor Hendricks perderà il suo posto di lavoro in aprile, e la signora Hendricks dice delle cose orribili su questa faccenda, e quella ragazza che fa suonare il Valzer del Missouri è una prostituta, sì una comune prostituta, e l’uomo dell’ascensore ha la tubercolosi, e il signor Osborn sta picchiando la signora Osborn.” Irene gemeva, tremava per il tormento e cercava di tergersi le lacrime dal viso con il dorso della mano.
“E allora, perché stai ad ascoltare?”, domandò ancora Jim. “Perché ascolti tutte queste cose, se ti fanno sentire così infelice?”
“Oh, no, no, no!”, gridò Irene. “La vita è troppo spaventosa, troppo sordida e angosciosa. Ma noi non siamo mai stati come loro, vero tesoro? Lo siamo stati? Voglio dire, noi siamo sempre stati buoni e sensibili e affettuosi l’uno con l’altro, non è vero? E abbiamo due bambini, due bellissimi bambini. La nostra vita non è sordida, vero che non lo è, tesoro? È vero?” Gli gettò le braccia al collo e attirò il suo viso verso il proprio. “Noi siamo felici, non è vero, tesoro? Siamo felici, non è vero?”
[…]
Irene si alzò da tavola e andò in soggiorno. Jim arrivò fino alla porta e da lì le gridò: “Come mai sei diventata una santarellina tutt’a un tratto? Che cosa ti ha trasformato in una suora di clausura da un giorno all’altro? Hai rubato i gioielli di tua madre prima che fosse omologato il suo testamento. Non hai mai dato a tua sorella un centesimo di quei soldi che erano destinati a lei, nemmeno quando ne aveva bisogno. Hai reso impossibile la vita a Grace Howland, e dov’erano poi tutta la tua carità e la tua virtù quando sei andata a fare quell’aborto? Non dimenticherò mai com’eri fredda. Hai fatto la valigia, e sei andata a far ammazzare quella creatura come se stessi andando a Nassau. Se avessi avuto qualche motivo, se avessi avuto qualche buon motivo…”
Irene rimase per un attimo davanti a quell’odioso mobile della radio, umiliata e disgustata, ma trattenne la mano sull’interruttore prima di far tacere la musica e le voci, sperando che quello strumento potesse parlarle dolcemente, che le giungesse la voce della bambinaia degli Sweeney. Jim continuava a gridare dalla porta. La voce alla radio era suadente e distensiva. “Un disastro ferroviario all’alba di questa mattina a Tokio,” diceva l’altoparlante. “Ventinove persone sono rimaste uccise. Un incendio in un ospedale cattolico per bambini ciechi, nei pressi di Buffalo, è stato estinto nelle prime ore del mattino dalle suore. La temperatura è di otto gradi, l’umidità ottantanove”.
NO!
caprich
29 March 2012 at 9:39 am