Perchè Shame, di Steve McQueen, è un buon film
“Finally a movie about humans.” (da un commento su youtube)
La prima cosa che si nota di questo film è Michael Fassbender, l’attore protagonista, che regge da solo i 101 minuti del film senza problemi, anche se forse la scena più bella è di Carey Mulligan (la biondina di Drive, film nel quale non avevo capito quanto fosse brava) nei 5 minuti in cui canta in modo estremamente intenso “New York New York”. Io la metto fra le mie scene preferite di sempre.
Un’altra menzione va alla scena della metropolitana, lo scambio di sguardi insistente, quasi imbarazzante, girata benissimo.
La regia di Steve McQueen (non l’attore, che oggi avrebbe 81 anni, se non fosse morto nel 1980 grazie all’amianto) è minimale e molto funzionale, così come le musiche di Harry Escott e la fotografia di Sean Bobbitt.
Nelle atmosfere mi ha ricordato un po’ Taxi Driver, ma anche alcuni romanzi di Bret Easton Ellis.
Michael Fassbender, dopo una passeggiata nella selva oscura, attraverso il girone dei bulli e dei pestati, il girone infernale dei lussuriosi (la sensazione all’interno di quel locale gay è proprio di perdizione), finisce con lo scopare 2 bellissime donne contemporaneamente, ma il culmine del percorso è la smorfia finale orgasmica (molto difficile e complessa, ad alto rischio di ridicolaggine) che trasmette anche una ritrovata consapevolezza e la conseguente delusione.
Il pianto finale, al porto, è quasi superfluo, il percorso è già noto a quel punto e il film ci ha accompagnato molto bene, senza dare risposte (ve ne sono?) se non quella strampalata che si dà ingenuamente Carey Mulligan (“non siamo brutte persone, è che veniamo da un brutto posto”).
A questo punto non mi rimane che recuperare Hunger, il film precedente di McQueen, sempre con Fassbender e con parte dello stesso staff.
- Il trailer del film.
- Un estratto della scena in cui Carey Mulligan canta “New York New York”, che su youtube e nel monitor del computer rende un centesimo di quanto rende in sala.
- Quella volta in cui incontrai Michael Fassbender, articolo di Simona Siri
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Um, non ho letto tutto il commento perché stavi svelando qualche scena di troppo ed io non l’ho ancora visto (e molto probabilmente non riuscirò ad andarlo a vedere, ma lo recupererò più avanti…).
Però ho trovato Hunger, e devo dire che mi è piaciuto molto, e mi è piaciuto sotto molteplici punti di vista: dalla regia alla sceneggiatura, da Fassbender al resto.
Molto bello il dialogo tra Bobby e il prete.
Molto bello il modo di descrivere gli eventi che succedono al dialogo tra Bobby e il prete:)
Saluti superficiali;)
vanessa
7 February 2012 at 5:10 pm