Nardò, l’adolescente
Quando ieri mi hanno detto che il garzone della tabaccheria si era suicidato ho avuto un’impressione di menzogna. Poveretto, anche lui esisteva! Ce ne eravamo dimenticati tutti, tutti noi che lo conoscevamo allo stesso modo di coloro che non l’hanno conosciuto.
Domani lo dimenticheremo meglio. Ma che egli avesse un’anima, questo è certo: era indispensabile per uccidersi. Passioni? Angosce? Senza dubbio…
Ma per me, come per tutti gli altri, resta solo il ricordo di un sorriso stolto sopra una giacca di fustagno, sporca e con le spalle disuguali. E’ quanto resta a me di chi ha sentito cosi’ intensamente da uccidersi perchè sentiva; perchè, in fin dei conti, nessuno si uccide per nient’altro…
Una volta, mentre mi vendeva le sigarette, ho pensato che sarebbe diventato calvo.
Non ha avuto tempo di diventarlo.
Quale altro ricordo mi sarebbe potuto restare visto che questo non appartiene a lui, ma a un mio pensiero?
E all’improvviso vedo il cadavere, la bara in cui è stato messo, la fossa, totalmente estranea, nella quale è stato probabilmente portato. E mi accorgo, sempre all’improvviso, che il commesso della tabaccheria era, in certo qual modo, con la sua giacca sbilenca e tutto il resto, l’intera umanità.
E’ stato solo un momento. Oggi, ora, chiaramente, come l’uomo che io sono, egli è morto. Nient’altro. […]
Oggi nella fossa comune è stato sepolto il garzone della tabaccheria. Non è per lui il tramonto di oggi.
– Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
Che bella photo!!
renfang77
13 September 2011 at 9:46 pm