Viaggio in Belgio e Olanda

Itinerario del viaggio in Belgio e Olanda (2009)
(Tutto ha avuto inizio qui, in agosto, con la visione di un film)
Dal 25 ottobre all’1 novembre 2009 ho attraversato Belgio e Olanda assieme a Laura :D
L’itinerario prevedeva di visitare Bruges (2 giorni), Gand (1 giorno) e Amsterdam (3 giorni), ignorando, fra le altre città, Bruxelles (che onestamente non mi ispira… e anche i commenti di chi c’è stato non mi hanno entusiasmato). A malincuore ho rinunciato a Utrecht.
Domenica 25 ottobre 2009 – Partenza
Il viaggio è iniziato domenica pomeriggio e s’è svolto in treno fino a Falconara Marittima, taxi fino all’aeroporto e volo Ryanair per Charleroi-Bruxelles (costato “solo” 85 euro circa il biglietto a\r, preso con un po’ di anticipo).
Giunti a Charleroi, intorno alle 21.00 (meno di 2 ore la durata del volo), s’è presentato subito un problema: l’assenza della navetta gratuita dell’albergo dove avevamo prenotato la camera per la notte, che mi ha obbligato a tenere la mia prima conversazione telefonica in inglese (che non parlo e ascolto regolarmente dai tempi delle superiori, sigh) con la reception dell’albergo. Venti minuti più tardi eravamo finalmente in camera.
Gli alberghi\B&B in Belgio e Olanda non sono affatto economici; ricapitolando:
- Hotel Balladins Superior a Charleroi, camera doppia a 60 euro a notte. La camera non era male, ma la colazione richiedeva 10 euro extra a persona (abbiamo preferito finire il cibo che ci eravamo portati in borsa dal giorno prima). Comoda la navetta gratuita da e per l’aeroporto.
- Hotel Nicolas a Bruges, camera doppia a 60 euro a notte (mediamente il costo per una doppia era di 80-90 euro a notte, in alcuni alberghi molto caratteristici e belli si sfioravano i 100 euro come niente). L’albergo era comodissimo, a 30 secondi netti di camminata dalla piazza principale della città e immerso fra negozietti e case tipiche. A bilanciare economicità e posizione, c’era la camera bruttina… e il bagno senza porta (praticamente c’era solo una tendina scorrevole che separava bagno e camera da letto) (Laura: “e conseguenti disagi“). La colazione a buffet invece era ottima, non mancavamo mai di riempirci così da arrivare a pomeriggio inoltrato senza problemi :D.
- Callas B&B a Gand, camera doppia a 90 euro. La camera era spaziosa e arredata molto bene, il B&B era posizionato a 10 minuti di camminata dal centro; di contro si trovava in un quartiere che non aveva l’aria di essere fra i più sicuri della città. Anche qui la colazione era abbondante e, in particolare, abbiamo apprezzato la marmellata fatta dalla proprietaria del B&B :)
- B&B Lairessestraat 46 ad Amsterdam, camera doppia a 80 euro a notte. Forse il miglior posto dove abbiamo alloggiato. Il prezzo, per essere ad Amsterdam, è molto conveniente. Più che una camera è un mini appartamento, con anche terrazzo sul tetto della casa che consentiva una bellissima vista dall’alto sulla città. La colazione era abbondante. Piccolo difetto era l’essere leggermente fuori dal centro, ma col tram 16 riuscivamo a raggiungere quasi tutti i luoghi di nostro interesse in pochi minuti. Il vero difetto era la posizione della camera al 4° piano, senza ascensore e con classica scala olandese ripidissima e con gli scalini piccoli ma, a parte quando abbiamo dovuto portare su i trolley il primo giorno, non è stata troppo scomoda).
Lunedì 26 ottobre 2009 – Arrivo a Bruges e colpo di fulmine
L’arrivo a Bruges ha richiesto un paio d’ore: 5 minuti per farci portare dalla navetta dell’albergo all’aeroporto di Charleroi (con gli altri passeggeri che sbuffavano perchè io e Laura eravamo in ritardo di qualche minuto :D), 50 minuti circa col bus Ryanair per Bruxelles (22 euro il biglietto a\r) e 1 ora di treno da Bruxelles a Bruges (13 euro).
La prima cosa che si nota a Bruges (ma in seguito abbiamo scoperto che funziona così in tutto il Belgio e Olanda), uscendo dalla stazione, è un parcheggio sterminato per le biciclette.
In pochi minuti siamo arrivati nel cuore della città con un autobus e prima ancora di cercare il B&B ci siamo innamorati della piazza principale e dal Belfort (non a caso il centro medievale di Bruges, perfettamente conservato, nel 2000 è stato nominato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO). Dopo aver girato su noi stessi qualche volta per notare tutti i dettagli dei palazzi e delle case, le carrozze coi cavalli e dopo aver fatto già qualche foto nonostante i trolley di intralcio, abbiamo ripreso la marcia verso il B&B, dove ci ha accolto una ragazza cinese, ci siamo poi sbarazzati dei bagagli e subito siamo tornati ad immergerci nell’atmosfera calorosa e da “paesino delle fiabe” di Bruges ;)
Di lì a poco abbiamo iniziato ad avvertire un certo languorino (anche perchè la piazza è piena di localini e ristoranti, che sanno come conquistare coi loro profumi il povero visitatore infreddolito e affamato) e abbiamo preso posto al Huyze Die Maene (consigliato anche dalla guida Lonely Planet di Laura: “A classic brasserie in a prime position on the Markt. Great for a casual lunch or dinner. Limited Flemish cuisine is backed by friendly service“).
Ci siamo goduti, facendo a metà di ogni piatto:
- Cappuccino of soup of the day (una zuppa molto molto buona, anche se non abbiamo capito cosa ci fosse dentro);
- Risotto with green asparagus covered with parmesan cheese (buono, ma la porzione mini aveva un che di ridicolo);
- Porzione di patate fritte (perchè van sempre bene le patate e in Belgio lo han capito bene);
- Roast chicken filet with green peas stew with flavour of mint (stra-buono, Laura ha controllato attentamente che non mangiassi più della mia metà :P)
- Flemish brown stew, beef, onions and herbes braised in beer (ottimo anche questo);
Il tutto condito con due ottime birre : una trappista (Brugge tripel) per me e una bionda (Steen Brugge) per Laura – è stato a questo punto che mi è venuto il sospetto che in Belgio non esistano birre che non mi piacciano – spendendo complessivi 43 Euro più 2 di mancia (il cameriere inizialmente pensava che volessi lasciargli 12 euro di mancia ¬_¬ poi l’ho messo in riga.)
Dopo pranzo siamo passati in albergo (troppo comodo averlo a due passi di numero dal cuore della città) e ci siamo sistemati, puliti e riposati per bene. Un paio d’ore più tardi, verso le 16, eravamo nuovamente in giro per le viuzze di Bruges, a goderci l’atmosfera, sbirciare negozi di cioccolata, souvenir, tearoom, ristoranti (ce ne sono parecchi italiani), case ed edifici caratteristici, canali, cigni, la piazza dedicata al mercato del pesce, ecc, prendendo confidenza con la città, senza dimenticarci mai di fare foto ad ogni cosa di anche solo vagamente interessante (per fortuna anche Laura è una fotografa, io facevo i miei scatti, lei i suoi, e nessuno s’è annoiato o s’è lamentato delle frequenti pause fotografiche :D).
Il pomeriggio è così volato e, dopo aver deciso che per quel giorno eravamo sazi della città e del freddo, abbiamo cercato un pub dove scaldarci e bere qualcosa.
Inizialmente avevamo pensato di andare al ‘t Poatersgat (che nel dialetto locale significa “Il buco del monaco”), per via dell’ingresso molto particolare (“Cercate il buco nel muro e scendete le scale che portano nella cantina con volta a crociera illuminata da eteree luci bianche e tremolanti candele”, come riporta la guida Lonely Planet) e dell’atmosfera, ma la clientela all’interno era completamente maschile, dal pelo bianco e la pancia sporgente… così abbiamo preferito cercare un posto più giovanile :D
La scelta è caduta sul De Hobbit, trovato per caso, che subito ci ha convinti (o forse è meglio dire “mi ha convinto”) grazie al disegno nell’insegna e al nome di tolkeniana memoria e all’atmosfera che potevamo intravvedere all’interno.
Il locale, anche ristorante, era molto particolare: sul soffitto c’erano tante banconote appese, il menù era una sorta di quotidiano locale finto-antico e le portate che abbiamo visto passare erano molto invitanti (ci hanno messo a dura prova, ma avevamo intenzione di cenare pizzicando salatini e affini offerti col bere, visto il pranzo abbondante). Anche qui le birre prese, Westmalle dubbel e Orval, ci hanno fatto leccare i baffi; i camerieri però erano un po’ seccati dal nostro bere senza mangiare (inizialmente ci avevano persino indicato una birreria di là dalla strada, per poi limitarsi a farci spostare in un tavolo più piccolo).
Più tardi ci siamo concessi due cartocci di patatine fritte (ne vendono una marea, era facilissimo imbattersi in turisti e non passeggiare col proprio cartoccio), spendendo circa 7 euro in tutto, di cui uno con la salsa Samurai. Ho pianto come un agnello per quanto era piccante (Laura: “E LAURA INVECE NO :>“). I due chioschi in questione si trovano proprio sotto il Belfort, un vero pugno in un occhio piazzarli a pochi metri da un monumento così vistoso e importante; il proprietario dei chioschetti, dagli occhi a mandorla (Laura: “probabilmente era un filippino :P“), penso che se la passi molto bene economicamente.
Finalmente, stanchi ma soddisfatti dalla bella giornata, siamo tornati al B&B per il meritato riposo.
Martedì 27 ottobre 2009 – Alba, battello, dolci & cultura
Avevamo puntato la sveglia alle 7.00, con l’intenzione di sfruttare il più possibile le ore di luce, e dopo esserci lavati e preparati siamo scesi al piano terra per la colazione trovando però un cartello con scritto che era possibile farla soltanto dopo le 8.30.
Mantenendo il proposito iniziale, siamo usciti e abbiamo iniziato a girare una Bruges ancora addormentata e con il sole che iniziava a fare capolino nella piazza. L’atmosfera era ovviamente molto bella ed intima (credo che a qualsiasi ora l’atmosfera di Bruges sia speciale). Dopo una raffica di foto alla città all’alba, abbiamo ripreso a passeggiare, schivando miriadi di biciclette (lavoratori e studenti) che sfrecciavano da ogni parte e arrivando fino all’angolo di canale famoso per lo scorcio che vede sullo sfondo il Belfort, dove abbiamo trovato un gruppetto di cigni intenti a fare la passeggiata mattutina che abbiamo a lungo osservato, seguito e fotografato, come fossimo dei bambini. Non mancavano mai le carrozze e i cavalli a rendere più folcloristica la città.
Sembra uscita da una cazzo di fiaba, no?
Come fa una città uscita da una cazzo di fiaba a non essere l’ideale per qualcuno?
I cigni… ci sono ancora? Come cazzo fanno i cigni a non essere il cazzo di ideale di qualcuno?
– “In Bruges”, Ralph Fiennes (Harry)
Arrivati in un parco lì vicino, Laura si è seduta su una panchina ed ha iniziato a riempire il proprio libro con i ricordi, le cartoline e i foglietti accumulati fino a quel punto del viaggio :)
Un’oretta più tardi siamo tornai al B&B e ci siamo goduti la colazione a buffet con toast, pane, nutella, marmellate, succo di frutta, thè, cioccolata, caffè e tutto quel che si poteva desiderare (ma l’irish\english breakfast rimangono imbattibili).
Abbiamo sfruttato la giornata vedendo e facendo le seguenti cose:
- La prima meta del giorno è stata la cima del Belfort (366 gradini, 6 euro a biglietto) che ci ha regalato, oltre che al fiatone, una vista stupenda sulla città in ogni direzione :) … e così, dopo aver “scalato” il Campanile di San Marco a Venezia, il Campanile di Giotto e la Cupola del Brunelleschi a Firenze, la Cupola di Michelangelo a Roma e il Neues Rathaus a Monaco di Baviera, posso annoverare anche il Belfort di Bruges (e, in seguito, quello di Gand).
- Giro in battello dei canali di Bruges (6 euro a biglietto), estremamente turistico, ma da fare per godersi certi scorci che sarebbe altrimenti impossibile vedere. Peccato che non si possa fare in maniera più intima, ma soltanto in compagnia di altri 30 turisti. Durante il tragitto, durato circa 30 minuti, c’era anche una guida che dava informazioni alternando inglese e francese. Fra i vari scorci, oltre a vedere case molto caratteristiche e dall’aspetto fiabesco, abbiamo anche visto un bellissimo parco pieno di uccelli, cigni e persone, tutti occupati nelle proprie faccende, che si univano serenamente.
- Verso ora di pranzo, dopo aver girato un po’ la città che era ormai animata da turisti e abitanti, siamo finiti alla galleria commerciale Zilverpand, purtroppo la cioccolateria dove eravamo diretti, il Bar Choc (“la paradiso dei cioccolatodipendenti”, Lonely Planet), era chiusa e così siamo andati al Joey’s Cafè, (“Lose the tourists at his moso’s haunt, strangely located inside che Zilverpand shopping centre. The caddle-lit atmosphere is dark and relaxing. Once in a blue moon the affable owners, Kristel and Steve, organise live gigs“, Lonely PLanet di Laura) situato nella stessa corte e decisamente dall’atmosfera dark già in pieno giorno (fastidioso il fatto che le persone potessero fumare come turchi all’interno del locale). Lì abbiamo preso un gelato al cioccolato e una birra Westmalle triple (manco a dirlo, molto buona).
- Successivamente abbiamo visitato, ma solo dall’esterno, la Cattedrale di San Salvatore (Sint-Salvatorskathedraal), imponente.
- Cedendo alla goloseria, ci siamo fermati li vicino, per la precisione da Laurent Brasserie & Tea-room, dove ci siamo presi 2 wafel enormi (~15 euro in tutto).
- Dopo esserci tolto questo sfizio, abbiamo ripreso la vacanza culturale, fermandoci nella Basilica del Sacro Sangue (Heilig-Bloedbasiliek) composta da due cappelle sovrapposte, quella inferiore (di San Basilio) in stile romanico e quella superiore in stile gotico, dove è conservata la reliquia del Sacro Sangue: una ampolla che conterrebbe alcune gocce del sangue di Cristo.
- E’ stato poi il turno della Chiesa della Nostra Signora (Onze Lieve Vrouwekerk), stupenda (peccato che il campanile fosse nascosto dalle impalcature dei lavori di restauro, dove abbiamo anche ammirato la scultura di marmo di Michelangelo della “Madonna col bambino”.
- Ci siamo quindi concessi un po’ di relax nella corte interna del Gruuthuse Museum, dove c’era un clima molto disteso, grazie anche ad uno scorcio su un canale e alla scarsa presenza di turisti.
A questo punto eravamo abbastanza provati e abbiamo fatto ritorno al B&B per doccia e riposo.
Alla sera, sulle 21.00, siamo usciti nuovamente per sgranocchiare altre patatine fritte (è come una droga, all’inizio credi di poter gestire la cosa), ma niente salsa Samurai questa volta!
I locali chiudono molto presto in Belgio e già sulle 22.00 è stato faticoso trovare un locale per godersi una birra; alla fine ci siamo fermati al Caffè Cronenburg, nella piazza principale (Kwak e Hoegaarden, ovviamente buonissime). Dopo un’oretta siamo ritornati al B&B e ci siamo fatti una super dormita.
Mercoledì 28 ottobre 2009 – Arrivo a Gand
Sveglia presto, come al solito, per goderci le ultime ore a Bruges prima di dirigerci verso Gand (Gent è il nome fiammingo). Usciti dalla sala della colazione a buffet belli pieni, abbiamo fatto un ultimo giro per il centro di Bruges in cerca dei souvenir da prendere prima della partenza e nella piazza, con sorpresa, abbiamo trovato il mercato dove c’erano bancarelle di fiori, formaggi, wafel, carne, patate fritte (potevano mancare?), frutta, ecc.
Abbiamo persino beccato due ragazze italiane (Laura: “dall’aspetto mascolino :P“) che per coincidenza mi hanno chiesto (Laura: “in italiano…“) se potevo fare loro una foto. Fino a quel momento non avevamo ancora notato un singolo italiano… il Belgio, ingiustamente, viene snobbato dagli italiani (nelle varie attrazioni e depliant informativi mancava sempre l’italiano e pure nei siti internet dei B&B che ho consultato prima di partire non c’era mai la nostra lingua fra quelle disponibili).
Finite le compere, siamo tornati al B&B a prendere i trolley e poi con autobus (5 minuti e 3 euro) e treno (mezz’ora e 12 euro), siamo arrivati a Gand.
Arrivare al B&B dalla stazione è stata una piccola odissea a causa di un errore nel calcolare la posizione del B&B con Google Maps, che risultava si a due passi dalla stazione, ma quella vecchia! Chiedendo un po’ qua e là, siamo riusciti a salire sull’autobus giusto e ad arrivare a destinazione.
Come detto all’inizio del post, la camera era molto bella e particolare(Laura: “arredata in stile moderno, probabilmente deciso dal marito della proprietaria, che aveva uno studio vicino all’ala della casa riservata alle camere del B&B“), il B&B era vicino al centro, ma situato in un quartiere un po’ sporco e poco rassicurante (Laura: “e con la presenza di una fabbrica provvista di ciminiera funzionante“). Lasciati i trolley (era ancora troppo presto per il check-in), siamo usciti per visitare la città: 10 minuti di camminata ci hanno permesso di raggiungere il centro e di notare che Gand è piena di torri ed edifici imponenti e massicci, ma anche di uffici e locali moderni, alternando così antico e moderno. La sensazione finale era quella di trovarsi in una città dalla storia importante, ma molto moderna e giovanile (del resto più di un quarto degli abitanti sono studenti), ben diversa da Bruges.
Purtroppo tutto il centro di Gand è un immenso cantiere a causa di restauri e recuperi di reperti archeologici attorno a chiese e altri palazzi storici, probabilmente fra qualche anno, a lavori ultimati, sarà un vero gioiello.
Qui abbiamo ammirato:
- Il Belfort, ma senza entrare;
- La Cattedrale di San Bavone (St-Baafskathedraal) che contiene il polittico dell’Adorazione dell’Agnello mistico (capolavoro considerato l’apice della pittura fiamminga del XV secolo), costituito da 10 pannelli di legno di quercia, realizzato dai fratelli Jan e Hubert van Eyck ed esposto nel 1432. Qui siamo entrati e abbiamo ammirato chiesa e polittico (in realtà era esposta una copia) :)
- La Chiesa di San Nicola (Sint Niklaaskerk), senza entrare;
- Graffiti street (Werregarenstraat), una via pedonale completamente destinata ai graffitari, così da preservare l’antica architettura di Gand.
- Nel pomeriggio abbiamo fatto una pausa all’Etablissement Max, una rinomata brasserie, ordinando thè, pannenkoeken chocolade (Laura: “simili alle crepes :>“) e apple beignets met ijs en slangroom (24 euro totali). In Belgio è difficile non cedere alla tentazione che offrono le cioccolaterie e tea-room che trovi in ogni angolo :D
- Abbiamo proseguito la nostra esplorazione del centro di Gand, arrivando al Gravensteen (il castello dei Conti di Fiandra, posto nel centro della città e sull’acqua), ma ormai era terminato l’orario per le visite :(
Alla sera abbiamo deciso di cenare da Pizza Hut (si, ok, non è caratteristico, ma sia io che Laura eravamo curiosi di provarlo :D). La pizza era americana: l’impasto è molto diverso e il pomodoro sembra più ketchup, ma nel complesso ammetto che le abbiamo mangiate molto volentieri. La vera pizza però vince.
Per smaltire la cena abbiamo passeggiato ancora un po’ per le vie del centro, attraversando anche una piazza dove abbiamo assistito ad una lunga scena di gioco, estremamente dolce, fra un padre e la propria figlioletta (scena che ho ripreso con la compatta e che upperò da qualche parte).
Imbattendoci in un supermercato, ne abbiamo approfittato per comprare alcuni prodotti di cui eravamo a corto (shampoo-tartaruga e scotch per Laura, un paio di bottiglie d’acqua naturale per entrambi).
Essendo ormai cotti per la lunga giornata, siamo tornati al B&B, dove finalmente abbiamo fatto il check-in, e siamo potuti salire in camera e concedere pulizia e riposo alle nostre povere membra.
Prima di addormentarci abbiamo effettuato le ricerche del cellulare di Laura, che purtroppo non abbiamo più ritrovato :(
Giovedì 29 ottobre 2009 – Belfort, mostarda & Amsterdam
Giovedì ci siamo svegliati presto, con lo scopo di dedicare qualche altra ora alla visita di Gand; dopo una abbondante colazione offertaci dalla proprietaria del B&B, abbiamo lasciato la camera, fatto il checkout e siamo scesi in strada, dirigendoci in centro.
La prima meta è stata il Belfort (torre campanaria del XIV secolo, patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO), che questa volta abbiamo visitato anche all’interno (2,50 euro a testa), fino a raggiungerne la cima (per fortuna c’è l’ascensore) che ci ha offerto, come prevedibile, una stupenda vista sulla città (quel giorno molto nebbiosa, avendo quindi minor visibilità ma acquistando un certo fascino).
I piani inferiori erano utilizzati come museo e riportavano sculture, campane ed ornamenti che avevano caratterizzato il Belfort in passato.
La seconda meta era la Tierenteyn-Verlent, “produttrice tradizionale di mostarda, fondata nel 1790, occupa questo negozio, patrimonio storico e culturale della città, dal 1860, L’interno originale ha ancora alte vetrinette piene di vasi da farmacia e barattoli di spezie dietro banconi in legno verniciato. La mostarda è ancora prodotta con tecniche tradizionali e ingredienti naturali: aceto, sale e semi di mostarda macinati. Ogni barattolo è corredato dal suo cucchiaino in legno” (dalla guida Lonely Planet).
Lo scopo era prendere un barattolo di mostarda (~ 10 euro) per Laura :D
Verso le 11.00, avendo esaurito il tempo a disposizione, siamo tornati al B&B per prendere i trolley e andare in stazione a prendere il treno per Amsterdam (39 euro io, mentre Laura 25 per via dell’età), con scambio ad Anversa preso per un soffio!
I treni in Belgio, ma anche in Olanda, sono puntuali e puliti, ma poco economici.
Appena arrivati ad Amsterdam ci siamo procurati due biglietti (OV-chipkaart) utilizzabili sui mezzi pubblici e validi per 3 giorni al costo di 15 euro a testa.
Col tram 16 (che abbiamo usato una infinità di volte per muoverci fra stazione, B&B, Piazza Dam e altri quartieri) siamo arrivati proprio davanti al B&B verso le 16.00, dove ci ha accolto la proprietaria, Leonie, una simpatica signora di mezz’età.
Come detto in premessa, la camera era in realtà un appartamento e si trovava al 4° piano, con scalini molto stretti e ripidi, farli con il trolley è stato abbastanza scomodo.
L’appartamento era bello e ampio, composto da camera da letto, bagno (diviso in due: in uno stanzino la tazza e in un altro stanzino lavandino e doccia), sala da pranzo con forno a microonde, e anche la possibilità di salire sul tetto dell’edificio, ovviamente con una scaletta ripida, dove si aveva una bella vista di Amsterdam e c’erano un tavolino con alcune sedie; sicuramente un posto stupendo in periodi più caldi, per godersi un po’ di relax!
Essendo un po’ cotti, ci siamo concessi riposo e relax fino alle ore 20.00, per poi uscire cercando un posto dove cenare :)
Sempre col tram 16 siamo arrivati in Piazza Dam e da li abbiamo cercato il ristorante Haesje Claes, suggeritomi alcune settimane prime da una dipendente del Comune con cui avevo chiacchierato dell’imminente viaggio.
“Il suo caldo ambiente, un po’ turistico ma con molto legno scuro e soprammobili di antiquariato, è il luogo più indicato per assaporare una zuppa di piselli e lo stammpot all’invidia, due saporiti piatti della tradizione” (dalla guida Lonely Planet).
Qui abbiamo preso e condiviso, in ordine:
- Natte beer e Palm beer;
- Zuppa di cipolle;
- Croquettes con formaggio vecchia Amsterdam;
- Stammpot con crauti;
Il tutto è stato squisito (i nostri piatti sembravano appena lavati quando la cameriera li portava via) e i 40 euro complessivi sono risultati più che accettabili :)
Usciti dal locale siamo tornati in Piazza Dam e li ci siamo messi a girare random per le vie che più ci attiravano per luci e vita; in meno di 5 minuti ci siamo ritrovati nel quartiere a luci rosse (guarda un po’!) (Laura: “l’hai fatto di proposito ¬_¬“), che però abbiamo visto solo di sfuggita. Verso mezzanotte siamo tornati al B&B (sempre col tram 16). Il giorno dopo sarebbe stato il giorno dei musei.
Venerdì 30 ottobre 2009 – Van Gogh, Rijksmuseum & FOAM
Alle 8.00 Leonie ci ha portato la colazione in camera (per lei prestissimo, a giudicare dallo stupore quando le abbiamo detto l’ora a cui avremmo voluto fare colazione): un vassoio contenente diversi panini, brioche, marmellate, burro, nutella, uova sode, toast, formaggio e affettati e succo di frutta. Bustine di thè e cialde di caffè erano invece sempre a nostra disposizione nella sala da pranzo.
Divorato il tutto, siamo saliti sul tetto a berci il caffè, godendoci la vista della città ancora spenta; ho fatto anche diverse foto a Laura in pigiama in quello scorcio di città nebbiosa che contrastava molto e mi faceva pensare a qualche film fantasy imprecisato ;)
Come detto, questa era la giornata dedicata ai musei e abbiamo visitato, in ordine:
- Van Gogh Museum (12,50 euro a testa), aperto nel 1973, contiene 200 quadri e 500 disegni principalmente del pittore olandese, ma anche con qualche opera di pittori contemporanei come Gauguin, Monet e Bernard. Inoltre c’erano anche molte lettere di Van Gogh indirizzate ai propri familiari, principalmente al fratello minore Theo, che consentono di conoscere meglio Van Gogh e di approfondirne l’intelligenza e la sensibilità. Questo museo è ovviamente una tappa obbligatoria per chiunque visiti Amsterdam e non sia allergico all’arte. Molto interessante l’influenza dei pittori impressionisti su Van Gogh, che passò da quadri come I mangiatori di patate ad altri molto più luminosi e colorati come Notte stellata.
- Rijksmuseum (11,00 euro a testa con riduzione studenti, altrimenti 15,00 euro), “è il più importante museo d’arte dei Paesi Bassi e nessun visitatore di Amsterdam che si rispetti può mancare di visitarlo. […] Attualmente custodisce 5000 dipinti, i più importanti dei quali sono opera di maestri olandesi e fiamminghi vissuti fra il XV e XIX secolo, con particolare rilievo, ovviamente, per il Secolo d’Oro. Il quadro più rappresentativo di questo periodo è sicuramente Ronda di notte (1650) di Rembrandt […] Tra gli altri maestri olandesi del XVII secolo ricordiamo in modo particolare Jan Vermeer (Lattaia e lettrice in blu), Frans Hals (Bevitore) e Jan Steen (La famiglia felice)” (Lonely Planet). Museo molto interessante, peccato che sia in parte chiuso per lavori fino ad inzio 2010.
- FOAM, cioè Fotografiemuseum Amsterdam (10,00 euro a testa), “I suoi due piani fanno da cornice per mostre temporanee di fotografi di fama mondiale, come sir Cecil Beaton, Annie Leibovitz, Henri Cartier-Bresson, per citarne solo alcuni” (Lonely Planet). Quando lo abbiamo visitato io e Laura abbiamo potuto osservare le seguenti serie fotografiche: Charlotte Dumas – Paradis (serie di fotografie curiosa con gli animali per protagonisti), Sanne Sannes – Darkness & Light (serie di fotografie, soprattutto nudi, completamente in bianco e nero, molto molto interessante), PRUNE – abstracting reality (non è il mio genere preferito), Saskia Dommisse – Mindscapes (non mi è piaciuta). E’ stato prima di uscire, mentre sfogliavamo i cataloghi in vendita, che Laura mi ha fatto ammirare alcune splendide fotografie di Gregory Crewdson, fotografo che adesso è anche fra i miei preferiti :)
Fra il Rijksmuseum e il FOAM, abbiamo passato un po’ di tempo nella Museumplein (la piazza, così chiamata, perchè si trova fra il Van Gogh Museum, il Rijksmuseum, il Stedelijk Museum ed il Diamond Museum), dove c’erano alcuni chioschi di panini, bancarelle di souvenir, panchine per sedersi, una marea di elefanti, dipinti da artisti locali, che addobbano diversi parchi, piazze e vie della città in occasione dell’Elephant parade, una iniziativa avente lo scopo di difendere l’elefante asiatico.
Nella piazza c’era anche una esposizione fotografica, con stampe enormi su cartelloni pubblicitari, ritraente donne che hanno contratto il cancro al seno e che si sono poi sottoposte ad interventi di ricostruzione.
Oltre ad osservare foto e sculture, abbiamo divorato due panini e bevuto due cappuccini, per sfamarci e scaldarci!
Dopo il FOAM, essendosi fatto tardi, siamo tornati al B&B per darci una rinfrescata e riposare un po’.
Un paio d’ore più tardi siamo usciti per cenare: solito tram 16 e fermata in Piazza Dam; da lì ci siamo diretti a piedi al De Keuken Van 1870 (anche questo locale consigliatomi dall’amica del Comune), ossia un ex mensa per persone indigenti ristrutturata in un locale più “alla moda”. Non ho particolari ricordi del cibo, se non che abbiamo mangiato molto e speso poco (33,00 euro in tutto). Birre provate: Affligeme Kriek. Il locale era mezzo vuoto e l’atmosfera era un po’ spenta. Prima di andarcene è venuto a farci visita un gatto nero con cui abbiamo giocato e fatto qualche video con la compatta :)
Dopo cena ci siamo diretti al pub Le Chouffe, che avevamo notato già la sera prima e che ci aveva ben impressionato a causa della folla che lo riempiva e che occupava anche gran parte del vicolo davanti al locale. Mentre io prendevo da bere, Laura ha avuto un brutto incontro al bagno ¬_¬.
Ci siamo scolati una birra Kwak e una Le Chouffe, mischiandoci al chiacchiericcio e alle risate della folla e, dopo qualche sguardo di intesa, abbiamo concluso che quei fantastici boccali da birra che impugnavamo sarebbero dovuti venire in Italia con noi. Ovviamente in prestito.
Dopo un primo tentativo alla Mr Bean di allontanarci dalla folla, facendo finta di chiacchierare disinvoltamente, fallito perchè un barista è venuto a dirci di stare più vicini al locale per evitare noie da parte della polizia, ci abbiamo riprovato in maniera più decisa, riuscendoci.
Per tipo 5 minuti abbiamo svoltato nei vicoli e ci siamo guardati le spalle, nemmeno avessimo preso in prestito la Gioconda.
Dopo aver girato ancora un po’ per il centro, siamo tornati al B&B, ormai cotti e mezzi brilli :P
Sabato 31 ottobre 2009 – Anna Frank, romanticismo & erotismo
Eccoci all’ultimo giorno del viaggio (il giorno seguente, domenica, l’avremmo impiegato completamente per tornare in Italia, senza riuscire quindi a sfruttarlo per visitare ancora Amsterdam).
Dopo la solita abbondante e soddisfacente colazione portataci da Leonie, ci siamo ricordati di lasciare un messaggio nel guestbook che c’era sulla scrivania nella stanza da letto, dove altri ospiti avevano lasciato saluti e ringraziamenti a Leonie e al marito; qualcuno aveva anche messo delle fotografie!
Appena usciti, ci siamo diretti nella zona della cintura occidentale dei canali (tram 16 fino a Piazza Dam, più camminata), per la precisione nei Nove vicoli (De negen straatjes), dove ci siamo goduti uno degli scorci più romantici di Amsterdam. I nove vicoli “sono pieni di negozietti curiosi che vendono antiquariato, articoli di moda, casalinghi e pezzi unici di vario genere, dagli spazzolini da denti alle vecchie montature per occhiali. La zona è disseminata di pub, caffè e ristoranti informali” (Lonely Planet).
Fra i vari oggetti interessanti, ci siamo imbattuti in una vecchia scatola di latta per biscotti, con disegni che richiamavano una Amsterdam vecchia e suggestiva, e di cui Laura s’è impossessata in cambio di ben 3 euro (un po’ gliela invidio :D).
La meta di quella mattina era la Casa di Anna Frank, che si trova proprio nella zona dei Nove vicoli. Lungo il percorso ci siamo imbattuti in diversi gabbiani che volavano su e giù per i canali, e in un grosso uccello che attirava molti turisti armati di macchina fotografica (noi compresi) e che sarà stato alto almeno mezzo metro.
Giunti alla Casa di Anna Frank, abbiamo subito notato una lunghissima fila che faceva il giro dell’edificio e continuava per altri 50 metri circa; nonostante gli avvisi sulla guida turistica e le informazioni che avevo trovato su internet, non avevamo avuto l’accortezza di prendere i biglietti online così da risparmiare tempo. Siamo riusciti ad entrare dopo 30/40 minuti di attesa e abbiamo così visitato la casa-museo dove visse la ragazza ebrea probabilmente più famosa al mondo. C’erano diverse testimonianze video, citazioni dal diario, foto, oggetti appartenenti alla famiglia Frank e ai “benefattori”, cioè coloro che, con una finta compravendita avevano preso la ditta di Otto Frank (il padre di Anna), lasciandolo però alle direttive, e che cercarono di aiutare e coprire la vita segreta dei Frank.
Ci siamo poi fatti un cappuccino nel bar che si trova all’interno del museo e abbiamo comprato cartoline e libri nel negozio, subito prima dell’uscita.
Fattasi ora di pranzo, abbiamo deciso di seguire le indicazioni della guida turistica, provando le famose patatine fritte (7,50 euro per due porzioni) di Will Graanstra Friteshuis, “piccolo chiosco nei pressi della Anne Frank Huis che dal 1956 vende croccanti patatine fritte accompagnate da gustosa maionese: intere legioni di abitanti possono tranquillamente garantire. Dopo aver ordinato chiedete a Wil di farvi l’imitazione di Schwarzenegger in Terminator: è davvero irresistibile” (Lonely Planet).
L’imitazione non abbiamo avuto il coraggio di richiederla :P
Le patatine era buone, ma considerata la fame e il freddo, sarebbe stato facile mangiare qualsiasi cosa di caldo, anche delle ciabatte :)
Mentre le mangiavamo abbiamo notato un giro di persone, sempre le stesse, che continuavano a fare su e giù attorno alle panchine, compresa la nostra, con fare sospetto; borseggiatori forse?
Ad allietare il pranzo c’era anche un turista ubriaco, non ricordo perchè ma mi viene da pensare scandinavo, che cantava a squarciagola opere liriche.
Abbiamo ripreso la passeggiata fra i canali, qualcuno già addobbato con le luci natalizie, mescolandoci fra la folla e osservando locali e passanti; ormai stava calando il buio e, non essendo completamente sazi con solo le patatine per pranzo, abbiamo deciso di anticipare la cena nel tardo pomeriggio, recandoci in un altro locale consigliato dalla guida turistica, il Buffet Van Odette, “nonostante il nome non si tratta di un buffet ma di una caffetteria con tavoli regolari dove Odette e Yvette dimostrano quanto possano essere appetitose le pietanze più semplici preparate in casa quando si utilizzano ingredienti di prima scelta e una notevole dose di creatività. Zuppe, panini, piatti di pasta e quiche sono per lo più biologiche e spesso hanno qualche tocco geniale in più […] Sedetevi a un tavolo vicino alla finestra per ammirare uno degli scorci sul canale più pittoreschi della città” (Lonely Planet).
Questo locale mi è piaciuto parecchio. Appena entrati la prima cosa che ho notato è che era piccolo che i tavolini erano tutti attaccati, alcuni allineati formavano proprio tavoli più lunghi e per sedersi era necessario mettersi gomito a gomito con sconosciuti, ma dopo pochi minuti era impossibile non apprezzare l’atmosfera cordiale e allegra del posto. I clienti si dividevano fra quelli tranquilli e silenziosi e quelli che chiacchieravano, ma senza dar fastidio, il risultato era un gradevole mischiarsi con gli altri clienti (l’assenza o quasi di turisti era sicuramente d’aiuto per ottenere questo risultato).
Qui abbiamo preso:
- Succo di carota e mela
- Thè fresh mint
- Home made soup (una zuppa buonissima al pomodoro)
- Sandwich B.L.T.
- Apple pie with cream
- Toffee cake
Fra le note che Laura ha segnato nel mio diario di bordo, ce n’è una su una presunta cameriera con la gonna e le gambe lardose che mi ha chiesto se mi era piaciuta la torta, proponendomi di provare anche altro.
Il personale del locale era tutto molto giovane, ma anche un po’ incompetente… al nostro vicino di tavolo hanno messo in conto, fra le altre cose, anche il nostro succo di carota e mela, mentre a noi non avevano messo in conto i 2 dolci.
Prima di tornare al B&B, siamo passati dalla stazione a fare i biglietti per Bruxelles per il giorno dopo (65,00 euro in tutto, Laura con riduzione, io no), così da sapere anche a che ora era il treno e abbiamo fatto sosta in un Internet point (2 euro per 1 ora) gestito da un mussulmano, dove abbiamo consultato email, social network e affini, dopo quasi una settimana di astinenza da internet.
Verso le 20.00 eravamo al B&B, dopo quasi 12 ore passate in giro per la città; l’intenzione era di riposare un’oretta o due e poi uscire, ma fra pisolini, docce e ri-pisolini, siamo tornati in strada a mezzanotte.
Era Halloween.
Giunti in Piazza Dam, ho fatto provare i felafel (sbav) a Laura, che non li aveva mai provati.
Abbiamo poi deciso (Laura: “hai deciso :P “) di fare un giro nel Quartiere a luci rosse, visto che fino a quel momento lo avevamo solo intravvisto per caso; ovviamente è qui che abbiamo trovato il maggior numero di italiani rispetto ad ogni luogo visto in precedenza nel viaggio. Amsterdam è frequentatissima dagli italiani, ma si nota comunque la differenza di densità fra zone come i Nove canali e il Quartiere a luci rosse. Dopo pochi passi già mi arriva la parola “Coca” bisbigliatami all’orecchio da un ragazzo a cui ero passato accanto. Anche se era immaginabile, lì per lì sono rimasto colpito dalla spudoratezza :D
Sicuramente del quartiere colpisce l’illuminazione rossa delle vetrine con le donne in mostra, che in alcuni angoli riempie intere strade e molti ragazzi ci si piantano davanti come fossero al cinema. Il quartiere era molto tranquillo, è facile pensare che sia una zona frequentata solo da uomini, ma non erano rare nemmeno le coppiette o i gruppetti di ragazze. Merito anche dei frequenti Coffee-shop. Durante la serata c’è stato anche tempo di farci prestare da un pub un bicchiere di un’ottima birra, la Hoegaarden, che Laura provvederà a restituire al più presto ;)
In strada non mancavano le persone mascherate per la notte delle streghe, ma mi aspettavo che fossero di più.
Verso le 2.30 abbiamo deciso di fare un salto da KFC (Kentucky Fried Chicken), dove io non ero mai stato, per mangiare qualcosa. Inizialmente ero curioso di provarlo; abbiamo preso un menù in due, ma già al momento del ritiro del vassoio ho iniziato a pentirmi. Lasciando perdere l’unto che era a livelli mai visti, trovarmi nel vassoio una mezza dozzina di petti di pollo fritti e altrettante cosce, mi ha nauseato. Dopo pochi morsi ho lasciato tutto lì e mi sono concentrato sulle patatine fritte.
Verso le 3.30 (i tram ci sono fino a mezzanotte), dalle parti della stazione, quasi rassegnati a farci un’oretta di camminata fino al B&B, abbiamo trovato un bus notturno che ci ha lasciati nella fermata davanti al B&B. Il bus era pieno di ragazzi, ubriachi\cotti e non, che tornavano a casa dopo aver passato la notte in giro per la città.
Domenica 1 novembre 2009 – Ritorno a casa
Sveglia alle ore 8.00, con Leonie che ancora una volta disapprovava la nostra scelta di svegliarci così presto, abbiamo fatto subito il checkout per guadagnare tempo, poi abbiamo fatto colazione di corsa, ci siamo lavati e abbiamo preparato le valigie giusto in tempo per prendere il tram 16 alle 9.20 circa che ci ha portato in stazione in 20 minuti.
Il treno era alle 9.50 e quindi di corsa ci siamo diretti al binario (per fortuna avevamo fatto i biglietti il giorno prima). Una volta a bordo ci siamo rilassati per circa 2 ore e mezza, sistemando cartoline, foglie e fogliettini, aggiornando i nostri “diari di bordo”, ecc., il tempo necessario per raggiungere la stazione di Bruxelles-Midi. Da qui abbiamo raggiunto l’aeroporto di Charleroi col bus della Ryanair (45 minuti) e dopo 2 ore d’attesa in aeroporto, siamo saliti sul volo che ci ha portati a Falconara. Taxi e treno hanno fatto il resto.
Dopo una settimana, da un lato avevo voglia di tornare a casa, dall’altro non avrei mai smesso di viaggiare.
Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
– “Viaggio in Portogallo“, José Saramago





















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17 dicembre 2009 at 9:13 am