Filippo Venturi Photography | Blog

Documentary Photographer

Pensieri sparsi

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Sta per partire la fiera delle banalità ma, ogni tanto, è bene ribadirle a se stessi.
Ogni tanto le banalità perdono la loro forma, come se osservate sul fondo del mare, e a seconda dell’attimo in cui le guardi ti sembrano una cosa diversa.
Ho bisogno di fissare la loro forma nel momento in cui mi sento più lucido, così da non interrogarmi su cosa sia realmente quella cosa là in fondo.

Al momento, in realtà, sono diviso fra 2 sole forme. Due alternative.
Pensare alla persona che si è amata come a qualcuno che, volente o nolente, ad un certo punto ha interrotto La tua vita, che magari si era già immaginata sempre condivisa con questa persona.
Oppure pensare la propria vita come fosse un viaggio a tappe e considerare l’amata perduta come una delle tappe più piacevoli.
Ok, sono pronto per la laurea in scienze dell’ovvietà.
Ma non siete voi a guardare oggetti informi in questi giorni.

Mi sento un po’ come William Hurt nel film “Into the wild” dopo 2 ore e 11 minuti: passeggio nel vialetto di casa in giardino, con le mani rigorosamente in tasca, l’aria serena e una camminata che non mi è solita, troppo impostata; mi guardo attorno per sincerarmi che tutti i vicini siano consapevoli della mia serenità.

Potrei quasi fischiettare, ma sarebbe eccessivo per uno come me.

Dopo aver notato che in quel cazzo di quartiere non c’è nessuno a quell’ora, avverto questa pressione interna spingere per farsi largo, deformandomi la faccia in una smorfia e donandomi una vista acquosa.

Mi siedo per terra, con le mani mi afferro i pantaloni e li stringo perchè l’alternativa sarebbe metterle sul viso per coprirlo, ma anche questo sarebbe troppo.

Me ne starò un po’ qui, seduto in mezzo alla strada, finalmente in equilibrio, a fingere di odiare i miei pantaloni.

into_the_wild

Into the wild soundtrack - LP

Written by filippo

20 giugno 2009 a 10:44 PM

Pubblicato su Nostalgia, Vita personale

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